Regia di Peter Webber vedi scheda film
L'atto conclusivo (sicuri? C'è DeLaurentiis di mezzo...) di una saga oramai ventennale, considerando "Manhunter" di Michael Mann, è l'antefatto delle sanguinarie gesta del dottor Hannibal Lecter, che come saprà chi ha letto il romanzo "Hannibal" di Thomas Harris, è di origine lituana e deve, forse, la sua predilezione per lo scannamento di chi gli crea fastidio e spesso assaggiandone le carni, a un trauma antico per un orrore subito da sbandati dell'esercito nazista in fuga dal fronte orientale. "Hannibal Lecter" è uno dei non comuni casi in cui il film tratto da un romanzo è più apprezzabile del testo originario : cosa strana, dato che Harris è anche l'autore unico della sceneggiatura,ma è desumibile che il Dino dei due mondi abbia ,come dice lui, "costretto" il creatore di Lecter a scrivere questo prequel, essendo evidente la svogliatezza narrativa che lo scrittore ha infuso nel romanzo. Il film, diretto da un non eccelso Peter Webber ("La ragazza con l'orecchino di perla") ha una sua diligente impostazione storico-ambientale, quasi tutto svolto in Europa, come thriller, benchè largamente prevedibile si lascia vedere, e punta meno del previsto sul sangue e la truculenza: se l'intenzione di Harris era lasciar intendere che dallo scontro feroce tra ideologie ( lo Stuka tedesco che si schianta contro il carrarmato russo sa parecchio di metafora troppo vistosa) nascono mostruosità, l'argomentazione può essere degna di discussione ma un pò grossolana. Manca, è chiaro, il carisma di Hopkins, sono evidenti troppe forzature nella trama, Lecter, almeno qui, non mostra il distorto acume perverso che gli conosciamo,e se guardiamo bene tutta l'opera di Harris è un pò troppo giustificazionista verso il cannibale vendicativo, però, pur essendo il capitolo meno interessante della serie, non si prova la tentazione di uscire durante la proiezione. Letto il romanzo, è già qualcosa.
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