Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Lady Vendetta è un film sud-coreano del 2005; scritto e diretto da Park Chan-wook
Sinossi: Nel 1991 la giovane Lee Geum-ja (Lee Young-ae) viene arrestata e condannata a tredici anni di galera per avere rapito ed ucciso un bimbo di sei anni.
Durante la prigionia farà di tutto affinchè possa redimersi, ma una volta scontata la sua pena cercherà vendetta in quanto era stata incastrata e non poteva discolparsi...
Con Lady Vendetta Park Chan-wook chiude la sua personalissima Trilogia della vendetta iniziata nel 2002 con Mr Vendetta e proseguita nel 2003 con Old Boy; il regista coreano sempre all'insegna della sua personalissima poetica ripropone alcuni stilemi dei primi due film ma portandone all'eccesso determinati principi a partire dalla rappresentazione della violenza.
In Lady Vendetta la violenza è alquanto stratificata e per nulla spettacolare (molto lontana ad esempio da Old Boy).
La violenza è dunque un aspetto importante del film e nel corso dell'opera evolve sensibilmente cambiando ripetutamente fisionomia.
Nella prima parte la violenza si presenta sia sotto forma di finzione ossia quando la protagonista deve replicare l'omicidio del bimbo di fronte allo sguardo dei giornalisti famelici, sia come violenza sessuale (ad esempio rapporti orali in carcere).
Proseguendo con la visione, il tasso della brutalità aumenterà e non mancheranno brutali pestaggi subiti dalla protagonista ad opera di due assassini (camei di lusso: Song Kang-ho ed Shin Ha-kyun) assoldati dal "Professore" (un sempre immenso Choi Min Sik che da giustiziere -Old Boy- si trasforma in sadico killer di bambini) oppure efferate torture attuate da più soggetti.
La violenza è quindi presente ma ovviamente l'aspetto cardine del film è la Vendetta, rappresentata ed analizzata in maniera assolutamente diversa rispetto ai precedenti film.
La vendetta in questo capitolo conclusivo, almeno per la protagonista, è il pretesto per cercare di raggiungere una tanto agognata redenzione.
Lo stesso regista ha affermato:
«In fin dei conti volevo che la vendetta fosse un atto di redenzione, una vendetta effettuata da una persona che cerchi di salvarsi l'anima».
Tuttavia, come già visto negli altri film, la vendetta non è perseguita da un solo personaggio ed ecco che nel finale tutti i parenti dei bimbi uccisi dal professore, avranno la possibilità di vendicarsi nonostante siano consapevoli dell'inutilità di tale atto poichè nessuno riporterà indietro i loro amati bimbi.
In questo frangente la riflessione sulla vendetta è abbastanza significativa e come evidenziato dallo studioso Kim Young-jim:
«Park s'interroga sulla complessa natura dell'etica della vendetta e pone la questione della sua leggitimità».
Lady Vendetta inoltre propone molte scene oniriche-surreali anticipando I'm a Cyborg (il suo film successivo); scene complesse, caratterizzate da un virtuosismo tecnico con arguti movimenti di macchina alternati a sequenze "classiche" dove emerge la macchina da presa fissa con una rigida e precisa organizzazione geometrica dello spazio.
A proposito di virtuosismi impossibile non citare l'innovativo lavoro sul suono del regista; in determinate scene Park inserisce un suono fuori sincrono appartenente sempre allo stesso soggetto ma riferito a scene passate mai viste sullo schermo, ed il tutto rievoca traumi passati impossibili da dimenticare.
Un altro punto fondamentale dell'opera riguarda la narrazione altamente frammentata in cui si distinguono diversi punti di vista; aspetto già visto nei precedenti film ma qui portato all'eccesso poichè sono tantissimi i personaggi che rievocano improvvisamente episodi della loro vita con continui balzi temporali dal presente al passato.
In Lady Vendetta, come nei precedenti film, troveremo un uso consistente della voice over; tuttavia il regista alza l'asticella ed inserisce due voci fuori campo. La prima combacia con quella della protagonista che rievoca e commenta episodi del suo passato, mentre la seconda più saggia è una voce extradiegetica che ci racconta il tutto, come se stessimo assistendo ad una fiaba.
Capolavoro
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