Regia di Chan-wook Park vedi scheda film
Film intinto nel bianco della neve e della purezza e, soprattutto, nel rosso fiammeggiante del sangue e della vendetta, ieratico e passionale nello stesso tempo, astratto come un teorema e orribilmente concreto: Lady Vendetta non ci risparmia nulla, dei rituali della santità e della furia vendicatrice, e nello stesso tempo ci nega tutto, soprattutto quell’adesione alla narrazione “di genere” che ha decretato il successo di Old Boy. Terzo film della trilogia intitolata alla vendetta (il primo era Sympathy for Mr Vengeance, il secondo Old Boy), altrettanto raffinato nelle modalità e nei tempi dilatati tutti orientali elaborati dalla protagonista Geum-ja, Lady Vendetta è però intriso di un calore freddo tutto femminile, ancora più spaventoso e sanguinario del furore dei protagonisti dei due film precedenti. Non è solo la determinazione lucida di Geum-ja, che sconta anni di carcere per un delitto che non ha commesso e, appena uscita, si mette sulle tracce del vero colpevole e di chi, con lei, può e deve partecipare al rito vendicatore, ma è soprattutto la sua ostinata ricerca della catarsi (che sa di non poter raggiungere se non a vendetta consumata) ad agghiacciare e, piano piano, a intrappolare lo spettatore nella propria spirale di esaltata, “necessaria” santità. Più “difficile” di Old Boy, Lady Vendetta è anche più rigoroso e più puro (quasi inseguisse l’ideale della propria protagonista) e, nella parte finale, più emozionante e sconvolgente.
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