Regia di Shawn Levy vedi scheda film
"Jumanji" è un film del 1995 di Joe Johnston con Robin Williams e una giovanissima Kirsten Dunst. Al centro della vicenda un misterioso gioco da tavolo, "Jumanji", appunto, capace di materializzarsi magicamente coinvolgendo i malcapitati ed ignari giocatori in rocambolesche e spesso pericolose avventure. Il film di Joe Johnston è il riferimento più immediato di fronte a "Una notte al museo", oltre, come è ovvio, a "Jurassic Park". Nel film di Shawn Levy a prendere magicamente vita, di notte, sono invece le attrazioni del Museo di Storia Naturale di New York. Quando il sentimentale e zuccheroso cinema per famiglie del modesto Levy ("Una scatenata dozzina", "Oggi sposi: niente sesso" e il remake de "La pantera rosa") incontra la comicità scorretta e demenziale di Ben Stiller, il risultato è assai meno divertente e spassoso di quanto le premesse potessero far intendere e sperare. L'intuizione di base è curiosa ma né originale né tanto meno travolgente. Che sia un gioco in scatola, un parco divertimenti, la stanza dei giochi o un museo, poco cambia. Lo sviluppo, purtroppo, è invece stanco, anonimo e risaputo, a partire dalla logora idea del padre inetto e fallito che cerca il riscatto davanti agli occhi del figlio, soprattutto alla luce del fatto che il nuovo compagno della ex moglie è un uomo di successo il cui ascendente nei confronti del figlio è sempre più forte. La parte migliore è la seconda notte al museo, quando il personaggio di Stiller, dopo la sconvolgente sorpresa della notte precedente, crede di avere trovato i rimedi giusti per mettere definitivamente a tacere i vari personaggi del museo. E così la macchinina telecomandata con collegato l'osso per far scorazzare e divertire come un cagnolino il temibile T-Rex, un banale accendino per gli uomini preistorici alle prese con l'accensione del fuoco, una enorme gomma da masticare per la Testa dell'Isola di Pasqua, la chiusura sotto chiave dei Maya, il tentativo di conciliazione tra i confinanti e bellicosi romani e cowboy, un paio di chiavi giocattolo per fregare la dispettosa scimmietta Dexter che in precedenza gli aveva morso il naso e pisciato addosso, alcuni giochi di magia per incantare Attila l'Unno, così violento e brutale causa un'infanzia difficile. Il resto, specialmente a partire dal momento in cui i tre vecchi guardiani notturni rivelano le loro criminali intenzioni è il solito baraccone rumoroso e confuso, dagli effetti speciali senza dubbio superlativi, ma dall'andamento fin troppo di routine e scontato. Fa piacere ritrovare sul grande schermo vecchie glorie come Dick Van Dyke e Mickey Rooney, così come il bravo Robin Williams nei panni di un timido presidente Roosvelt, infatuato della guida Sacagawea a cui però non trova il coraggio di comunicare il suo amore. Certo però che dall'incontro tra due comici scatenati come Stiller e Williams era lecito aspettarsi un risultato più esilarante e convincente. Qui la situazione più spassosa è fuori dal museo, nella sequenza del colloquio del protagonista all'agenzia interinale: "Signor Daley, posso dirle che sono in questa agenzia da 43 anni e non avevo mai visto un curriculum come il suo!" dice la signora dell'agenzia, interpretata dalla vera madre di Ben Stiller. "Ah perfetto!" replica orgoglioso Larry. "Non era un complimento!" è la lapidaria contro replica della signora. Simpatica anche la sequenza sui titoli di coda con i tre guardiani lestofanti intenti a pulire il museo, ballando. Per il resto si ride a singhiozzo e anche come puro intrattenimento siamo a livelli bassini. Di magia poi nemmeno l'ombra. Peccato che alla regia non sia stato chiamato quel genio di Joe Dante: con ogni probabilità saremmo qui a parlare di ben altro film! Ci si potrebbe rallegrare solo pensando che "Una notte al museo" è riuscito nell'intento involontario di avvicinare un po’ di giovani alla storia, incentivandoli ad approfondirla e a studiarla. Di sicuro sono aumentate considerevolmente (pare del 20%) le visite al Museo di Storia Naturale di New York. In ogni caso un'opera sbiadita e senza mordente: talmente leggera da sfiorare l'inconsistenza. Non a caso prodotta dallo scolastico Chris Columbus. Scritto da Robert Ben Garant e Thomas Lennon, gli stessi che hanno firmato nel 2005 il non esaltante remake di "Herbie un maggiolino tutto matto". Ottime sia la fotografia di Guillermo Navarro, collaboratore di fiducia di Giullermo Del Toro, sia le scenografie di Claude Paré. Pier Francesco Favino ha un piccolo ruolo nei panni di Cristoforo Colombo. Owen Wilson, non accreditato, al solito è insopportabile. Tratto da un libro di Milan Trenc. 250 milioni di dollari al box office americano, 12 milioni di Euro a quello italiano: un tale trionfo commerciale da meritarsi l'inevitabile seguito: "Una notte al museo: la fuga".
Voto: 6
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