Espandi menu
cerca
La cena per farli conoscere

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FilmTv Rivista

FilmTv Rivista

Iscritto dal 9 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 243
  • Post 80
  • Recensioni 6309
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La cena per farli conoscere

di FilmTv Rivista
4 stelle

Riunire, rinsaldare, recuperare, ricongiungere, radunare intorno a un tavolo sono un po? le ossessioni del cinema di Pupi Avati. La cena per farli conoscere è infatti una sorta di Controrivincita di Natale, con ruoli abilmente ribaltati. Sono le donne, questa volta, a circumnavigare dalle parti di un uomo, un padre - e un attore per giunta - mai cresciuto e puttaniere, con un grande avvenire dietro alle spalle e un presente da divo televisivo alla sopravVivere. Ma una operazione di chirurgia plastica andata a male (che Avati pare abbia ereditato da un episodio realmente accaduto a Ugo Tognazzi), porta Sandro Lanza al suicidio. Anche questo, come gran parte della sua esistenza, riuscito a metà. «Perché Monicelli non mi ha mai chiamato? E Dino Risi?»: Sandro pone e si pone domande retoriche e Avati ne approfitta per chiarire due o tre cose sul cinema italiano svanito («Non ci sono più grandi registi»), mischiando vero e falso (quella filmografia parzialmente inventata, alla Caimano, sui titoli di coda), omaggi e affettuosità (soprattutto in favore di Sergio Corbucci e, sottotraccia, dell?ultimo Walter Chiari), mentre il suo film scorre con placida professionalità rubando lo charme di un Abatantuono che con il suo Pupi dà il meglio di sé e la verve finalmente all?altezza della situazione di Francesca Neri. Ciò che non funziona e che limita il film in un quadro minore, è la scrittura. Che non rende grazia alle tre protagoniste femminili, figlie di un padre minore, ingabbiate in ruoli non sviscerati, timidi, al limite dell?evanescenza. Rimane, all?attivo, la bella intuizione del sogno germiano di Lanza/Abatantuono, dove il desiderio di realizzare un remake di Divorzio all?italiana si trasforma involontariamente in una metafora dell?impotenza contemporanea che non riesce, non può o non ha voglia di (ri)pensare in grande.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 5 del 2007

Autore: Aldo Fittante

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati