Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Bene, non ci sono lenti moderne, soltanto le focali fisse; la luce, limpida e innaturale, deriva esclusivamente da fari incandescenti; i microfoni corporei wireless sono stati sostituiti dalla classica giraffa, di modo che gli interpreti dovessero forzatamente scandire le battute, come a teatro; il formato originale 1.66:1 è mantenuto proiettando copie in 1.85:1 con bande nere ai lati (attenzione dunque, conoscendo lo stato disastroso delle nostre sale e il menefreghismo generale dei proiezionisti). Ma come diceva Al Pacino in un famoso film a un informatore che gli rifilava una sòla pensando di spifferargli invece una gemma: «I Am Over-Fucking-Whelmed» («Sono fottutamente sconvolto»). Cui prodest? Soderbergh e Clooney rifanno i mélo-noir anni ?30 e ?40, e allora? Come fosse il trivial pursuit di Hollywood, Intrigo a Berlino è però appassionante quanto una scarpa morta. E il piacere del gioco estetico finisce laddove parte la penuria dell?idea. Ma come siamo messi, se ci facciamo conquistare anche solo da un manifesto promozionale in puro stile forties? Non è brutto in sé, Intrigo a Berlino: ma, da brava opera(zione) inutile e senza aspirazioni degne di interesse, non è neanche lo Psycho di Van Sant.
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