Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Nonostante il bianco e nero studiato ad hoc, fallisce su tutti i fronti il tentativo di riprodurre l’atmosfera del cinema anni ’40. L’effetto è quello di un fotomontaggio poco raffinato, per di più congelato in un distacco spigoloso e innaturale. La sceneggiatura ha il sapore indigesto di una superficiale imitazione, che non riesce nemmeno a coprirsi di quel fascino tra il rétro e il kitsch che solitamente spetta ai falsi d’epoca. La guerra, con la distruzione e i crimini contro l’umanità, compare solo sullo sfondo, sotto forma di cronaca distante, con “spunti critici” troppo scontati per poter essere definiti tali. Il punto di vista americano nella Berlino del 1945 sembra quello di uno spettatore di fronte a uno spettacolo che non gli appartiene e che non capisce, e in cui il “bello” è già finito. Forse è questo che rende il film poco credibile, oltre a un romanzesco gusto dell’intrigo che mal si sposa con la drammaticità delle circostanze. Andando oltre, si potrebbe quasi ravvisare una sorta di hollywoodiana presunzione nel voler ambientare un patinato “gioco sporco” tra uomini in divisa e donne ambigue in mezzo a uno scenario profondamente devastato. In definitiva, questo giallo spionistico postbellico, dotato di vaghi accenti noir, non convince e non avvince, non fosse altro perché di storie di piani segreti e di scienziati in fuga sotto falso nome se ne sono già viste e sentite troppe.
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