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Intrigo a Berlino

Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film

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La recensione su Intrigo a Berlino

di lussemburgo
6 stelle

Immagini di repertorio aprono Intrigo a Berlino di Soderbergh e introducono lo spettatore direttamente nella zona grigia della Germania postbellica, alla vigilia degli incontri internazionali di Potsdam. Sin dall'inizio, il regista gioca a camuffare il film negli anfratti della verità storica archiviata in riprese d'epoca, sceglie un contrastato bianco e nero, sfrutta titoli di testa, cesure a tenda e una certa enfasi musicale per rifarsi direttamente alle pellicole degli anni Quaranta. Il vasto corpus filmico di riferimento comprende classici come Germania Anno Zero o Kapò, ma non tralascia citazioni testuali da Il terzo uomo (di cui riprende l’impianto e il tono) o Casablanca.
Il mimetismo è infatti uno dei tratti estetici caratteristici del film, così come lo è dei protagonisti, impegnati a tirare avanti con loschi traffici nella confusione della ex capitale nazista suddivisa in settori. Il questa terra di nessuno densa di tragedia, si muovono i personaggi, zavorrati da pesanti segreti e mossi da un istinto di sopravvivenza che lo sfondo postbellico rafforza ed esaspera, per infine rivelarsi sempre peggiori delle apparenze. Le singole traiettorie si intrecciano per esigenze di luogo e di tempo, rese più evidentemente intense dalle circostanze storiche, ma finiscono solo per tangersi labilmente; ognuno è perso dietro alla propria ossessione, alla propria singolare ragione di vita, tanto che il film è suddiviso in tre sezioni a darsi la staffetta, una per protagonista e introdotta dalla sua voce off.
Intrigo a Berlino è tinto di un melò che non ne colora il bianco e nero ma ne corrobora soltanto la drammaticità esistenziale. Il film possiede un sottotesto romantico che si fa via via più sfuocato e tenue, come il fumo delle sigarette che disegna eleganti volute e una cortina impalpabile di confini evanescenti, in cui personaggi e luoghi rimangono in attesa di definizione e lambiscono i margini della morale e della geografia. L'elemento melodrammatico è volutamente confuso ed ambiguo, quasi solo un altro ingrediente citazionistico, infine sacrificato come la dignità ed i sentimenti dei protagonisti. Imprigionati in rapporti di forza e di potere, parte integrante di una continua compravendita di favori e inganni in cui tutti hanno un prezzo e sono sul mercato, i personaggi del film sono solo semplici pedine di un risiko politico su scala internazionale, di un più ampio e spietato scenario in cui si deve giocare d'anticipo sull'avversario con ogni mossa possibile, soprattutto la più illecita. Sono solo, in fin dei conti, gli anonimi ingranaggi di un gioco di potere che dall'individuo si allarga alle potenze militari ancora in campo e in scontro fratricida, perché Berlino si rivela il coacervo delle tensioni socio-politiche scaturite da una pace ancora in via di definizione, il luogo in cui le potenze vittoriose si riuniscono per sanare le ferite della Seconda guerra mondiale mentre preparano alacremente i prodromi della guerra fredda. che immancabilmente stritolata nel gioco di potere chiunque vi si frapponga.
Intrigo a Berlino è un film cinico per un contesto cinico, un esercizio di stile che, nella partita a rimpiattino con l'atmosfera e i film del tempo, usa le citazioni per fare da tramite ad una trama che tesse un tranello addobbato dalla verità storica e dalla storia cinematografica. È una falsa pellicola d'epoca, volutamente artefatta, che parla di menzogna e illusione, di apparenza e inganno, di morale e politica, che travasa questi elementi dal tessuto stesso della narrazione in un metatesto di menzogna celata e verità apparente e segna un ulteriore capitolo della versatilità e sperimentazione mimetica di Soderbergh.

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