Regia di Robert De Niro vedi scheda film
Sarà che dentro c’è troppa storia, sarà che Matt Damon non è capace di reggere un film, di tale portata, interamente sulle sue spalle, sarà che l’occhio filmico di De Niro è eccessivamente prolisso ma, questa pellicola, è più efficace del sonnifero più efficace. Lunghi ed estenuanti dialoghi tra agenti della nascente CIA e tinte cupe, a tratti disturbanti, che avvolgono il film per l’intera sua durata. È palese la buona capacità del caro vecchio Bob (che adoro) di inquadrare ciò che è giusto far vedere, in effetti la stessa fotografia pecca poco, il che aiuta almeno nella visuale totale, ma quello che è altrettanto chiaro è l’incapacità di mantenere alta l’attenzione dello spettatore. Dopotutto il compito di un regista non sta tanto nel vedere le cose e mostrarle quanto mostrare le cose come le vede, o almeno le vorrebbe vedere, chi guarda. Non è recitando per un maestro come Scorsese che si imparano acquisiscono certe doti, anche il dirigere è un’arte, una capacità che o c’è l’hai oppure no. Bob fa meglio a restare attore, almeno stando alla sua opera ultima (spero!), di cui salvo solo Angelina Jolie, intensa e intrisa di concentrazione e malinconia (che resta il comune denominatore di tutta la pellicola) che stende al tappeto l’incapace Damon che sta alla recitazione come il gallo in un pollaio. Tutti questi nomi pomposi non riescono a raccontare più di vent’anni (e ribadisco che sono davvero troppi) di storia americana, di patriottismo radicato nel cuore di colui che, pur di salvaguardare la “sua America”, annulla se stesso. Per quanto lungo e dettagliato sia, finisce per essere insufficiente o comunque incapace di adempiere al suo compito.
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