Espandi menu
cerca
The Good Shepherd. L'ombra del potere

Regia di Robert De Niro vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Enrique

Enrique

Iscritto dal 4 febbraio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 64
  • Post 3
  • Recensioni 662
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Good Shepherd. L'ombra del potere

di Enrique
8 stelle

The Good Shepherd è davvero un eccellente film di spionaggio.

R.De Niro dimostra di avere le idee chiare nel dirigere, con polso fermo, il 1° tempo della storia della Central Intelligernce Agency (una delle ultime arrivate nell’esclusivo club dei servizi segreti mondiali), dai suoi primi passi (come OSS), nei primi anni ’40 (ma non mancano goliardiche e folkloristiche sequenze sull’iniziazione dei nuovo adepti della setta Skull and Bones, avvenuta prima dello scoppio della guerra), fino ai clamorosi insuccessi degli anni ’60. E, dato che un pezzo di quella storia porta il nome di James Angleton (Edward Wilson nel film, interpretato da M.Damon), era inevitabile che la sua chiaroscurale vita (declinabile, in pillole, come segue) venisse scelta come fil rouge della narrazione.

Cresciuto in Italia (ma formatosi nelle più prestigiose università anglofone), riuscì ben presto a farsi strada nell’OSS del generale W.J.Donovan (B.Sullivan nel film, interpretato dallo stesso R.De Niro), fino a diventare capo della stazione CIA di Roma prima (da dove, fra le altre cose, manovrò - attraverso allettanti valigette strabordanti dollari - le elezioni politiche italiane del ‘48), capo delle operazioni speciali, poi, fino ad occupare la strategica poltrona di capo del controspionaggio, dalla quale verrà rimosso (20 anni dopo!), solo dopo che la sua dannosa inettitudine (assodata da una sfilza interminabile di fallimenti, di cui quello alla baia dei Porci non costituiva neanche la punta dell’iceberg) non potè più essere tollerata.

 

 Ora, il duo R.De Niro/E.Roth (quest’ultimo è lo sceneggiatore) era probabilmente consapevole di ciò, ma si trovava difronte ad un’alternativa delicata. Come realizzare un grande film hollywoodiano (mira evidente anche dalla scelta di fare una descrizione a tutto tondo della vita di Angleton, comprensiva della sua sfera privata) senza tradire la realtà storica (da un lato), nonchè (dall’altro), senza minare la consolidata convinzione con cui era cresciuto il popolo americano? Senza infrangere l’illusione del mito della supremazia (bianca e protestante) americana, in ogni campo, intelligence compresa? Giocoforza hanno dovuto “intorbidire le acque” (davvero facile in un film di questo genere); hanno dovuto, cioè, trovare il giusto compromesso fra celebrazione dei successi (pochi) e ammissione dei demeriti (molti) e hanno dovuto isolare e proteggere il loro protagonista dai “marosi” delle critiche che il vero Angleton ricevette (mai abbastanza) durante la sua nefasta “reggenza”.

 

Così E.Wilson/M.Damon viene descritto - prima che come un algido marito - come un tenero amante (la sua relazione con Laura - Tammy Blanchard - l’ho trovata, in effetti, di una bellezza commovente).

La sua smisurata passione per le bevute mattutine (nella realtà) lascia il posto ad un machiavellico perfezionismo da uomo cinico calcolatore (ed efficiente!!).

La sua incapacità di svolgere semplicemente il suo lavoro - smascherare gli infiltrati che proliferavano anche nel “giardino di casa” (la sua decennale, incondizionata amicizia con la spia inglese, al soldo dei russi, Kim Philby avrebbe provocato danni incalcolabili all’Agenzia) - assume i tratti di uno smacco qualunque, brillantemente vendicato (da lui stesso peraltro?!!) nel finale. 

 

“Sofisticazione” cinematografica patente, ma inevitabile; ergo, incontestabile. De Niro/E.Roth hanno svolto, in realtà, davvero un buon lavoro. Benché obbiettivamente sia appetibile a pochi (per la tipologia e per l’ “impronta” - leggasi: la lentezza del ritmo - ricevuta), il film ha le carte in regola per affascinare tutti gli amanti del genere spionistico, fatto d’inconfessabili macchinazioni e torbidi intrighi di potere (cervellotici e noir, in questo caso, oltrechè screziati di un nostalgico romanticismo d’antan).

Costoro - ne sono certo - non mancheranno d’invocare a gran voce la realizzazione del 2° tempo della storia: gli ultimi 40 anni della CIA.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati