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The Good Shepherd. L'ombra del potere

Regia di Robert De Niro vedi scheda film

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La recensione su The Good Shepherd. L'ombra del potere

di Alvy
4 stelle

Pachidermico

 

Pastrocchio di 167 minuti diretto da Robert De Niro alla seconda regia della sua carriera a 13 anni di distanza dal magnifico A Bronx Tale e sceneggiato dal veterano Eric Roth, premio Oscar per Forrest Gump e autore di script memorabili tra i quali The Insider, Ali, Munich, Il curioso caso di Benjamin Button e anche meno memorabili come il terzo remake di A Star Is Born e Killers of The Flower Moon, questo The Good Shepherd è un film che crolla sotto il peso di ambizioni esagerate. La regia di De Niro è pachidermica, classica ai limiti dell’obsoleto e non riesce a dare vigore ai continui andirivieni temporali tipici delle spy stories. Il cast è stellare ma sprecato e, in negativo, spicca la performance continuamente imbambolata di Matt Damon, perso quanto lo spettatore dietro oscuri intrighi mai avvincenti, mai interessanti e oltremodo generici anche nei risvolti privati. La fotografia di Robert Richardson prova a richiamare atmosfere paranoiche alla JFK ma risulta poco valorizzata da una messa in scena che ricerca ossessivamente l’enfasi (di sguardi, di battute al fulmicotone, di svolte narrative) ma che finisce per affogare tutto, comprese le belle musiche di James Horner e le ottime scenografie di Jeannine Claudia Oppewall, in un calligrafismo esasperato. Non stupisce che questo film sia caduto nel dimenticatoio e che De Niro non si sia più cimentato dietro la macchina da presa

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