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Lettere da Iwo Jima

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Lettere da Iwo Jima

di pippus
10 stelle

Bellissimo, drammaticamente struggente e, nel contempo, opportuno più che mai!

Il fragore della guerra viene reso in maniera strabiliante, e non solo quello delle armi ma,  ancor di più, quello della coscienza e dell'animo della persona intesa come appartenente al genere homo sapiens, qualsiasi sia la sua nazionalità. Su tale aspetto l'opera di Eastwood si delinea profonda e toccante, evidenziando come non sia equilibrato essere di parte, a favore dell'una o dell'altra fazione, quando si contestualizzano le sole dinamiche individuali.

I popoli possono annoverare tradizioni profondamente dissimili, senso del dovere più o meno condizionato da queste ultime (la risposta di Kuribayashi  alla moglie del suo amico nel corso di una cena durante la sua permanenza negli States ne è un esempio), ma non esistono i "buoni" per antonomasia da una parte, e i "cattivi" dall'altra. Se fosse possibile, in una visione superpartes di ogni conflitto troveremmo (nelle varie fazioni e per un semplice calcolo delle probabilità) uomini esaltati e infimi nel loro modo di essere (e conseguentemente di agire), e uomini per loro stessa natura corretti e ineccepibili.

Quello che possono cambiare sono i condizionamenti, che non di rado inficiano le azioni che la saggezza vorrebbe maggiormente ponderate e rettificate.

D'altra parte non dobbiamo retrocedere troppo con la storia per constatare come, gli  stessi condizionamenti avevano fatto si che, nei rispettivi contesti, sia il popolo tedesco che quello italiano inneggiassero con entusiasmo in risposta ai farneticanti discorsi del Fuhrer per gli uni, e del Duce per gli altri. Pochi anni dopo entrambi avranno modo di rinnegare le dissennate convinzioni che loro stessi avevano acclamato!

E a riprova di tutto ciò Clint permette, anche ai non storici qual sono io, di prendere atto e riflettere profondamente su quanto emerso in tempi successivi alla famosa battaglia. Per puro caso, nei tunnel artificiali scavati sull'isola giapponese viene dissotterrata una borsa (nel film era stata nascosta in una buca dal fornaio Saigo dopo il sacrificio del suo -ormai amico- generale) contenente una serie di lettere, alcune ricevute e altre redatte dai soldati giapponesi indirizzate (purtroppo coscientemente invano) alle rispettive famiglie.

Sorpresa! Il tono, le parole, le paure, le raccomandazioni, sia in arrivo che in partenza per i propri cari, sono le stesse riscontrabili nelle lettere dei soldati americani e, guarda caso, altresì dei soldati inglesi, francesi, italiani, tedeschi ecc.

Tutti accomunati dalla loro misera condizione voluta e decisa da altri in nome, troppo spesso, della libertà, della giustizia e di una ragione che in troppi si sono arrogati e, purtroppo, si arrogheranno il diritto di possedere.

Purtroppo non ho potuto beneficiare della versione in lingua originale con i sottotitoli, sicuramente più realistica ed eloquente rispetto al doppiaggio in italiano, tuttavia un elogio a tutto il cast giapponese, con in testa il bravissimo Watanabe e il non da meno Ninomiya nella parte di Saigo. Grande fotografia di Stern capace di enfatizzare il contesto con colori attenuati ( al limite del b/n ) e, nel contempo, contrastati dall'accentuazione dei rossi relativi al fuoco e al sangue. Superfluo poi commentare la colonna sonora il cui montaggio è valso il premio Oscar.

 

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