Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Clint Eastwood propone la risposta giapponese al suo "Flags of our fathers", in un film di guerra crudo, eppure pallido, perché mai illuminato dai fuochi della retorica e del trionfalismo. Un film dai colori terrei, come una fotografia sbiadita dal tempo, in cui sono ritratti uomini, più che soldati, radunati per una battaglia che, anziché essere combattuta nella speranza della vittoria, è prima attesa, e poi subita, nella quasi certezza della sconfitta. Il "nemico" americano, con il suo imponente potenziale distruttivo, moltiplicato dalla computer graphics con effetti caricaturali, vi appare come il Golia arrogante ed impersonale che si abbatte su un Davide armato solo della sovrumana forza dell'onore da difendere fino al sacrificio estremo. Sul versante nipponico, vivere o morire, lottare, uccidere, arrendersi o fuggire è un destino o una scelta che tocca al singolo, e non, come troppo spesso accade nei kolossal a sfondo bellico, uno spettacolare evento collettivo. E la stessa separazione tra i fronti è superata dalle coscienze individuali, mentre il dramma prende il sopravvento sulla strategia. "Lettere da Iwo Jima" è un film grandioso, che condanna la guerra senza denigrarla, e rende omaggio al valore, senza, con ciò, esaltarlo.
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