Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
C'era da prevedere che almeno uno dei due capitoli del "progetto doppio" su Iwo Jima di Clint Eastwood ricevesse la candidatura per il miglior film 2006 ai prossimi Academy Awards, ed è capitato al più difficile, anche per la scelta di far uscire il film parlato in giapponese con sottotitoli; Eastwood ,come in "Flags of our fathers" mette in evidenza la differenza della percezione delle cose tra la vita "normale" e lo stato di guerra,la battaglia con i diversi cromatismi della fotografia,elegantissima. "Lettere da Iwo Jima" è sì inizialmente più ostico del gemello uscito in Novembre, ma si giunge al termine della sua proiezione più appagati come spettatori, individuando la compiutezza del messaggio antibellico di un grandissimo del cinema, del rispetto verso una cultura rigidissima che paventa la perdita dell'onore più di ogni altra cosa al mondo, e non fatica a scorgere umanità e viltà, crudeltà gratuita e solidarietà pura su entrambi i lati del campo di battaglia. L'identità di ogni singolo impegnato nello scontro viene messo in evidenza dalla paura,dalla voglia di sopravvivere o dall'assunto di morire a testa alta, la nobiltà d'animo non viene sfigurata dal conflitto, l'autore lo sottolinea nella splendida scena dell'ufficiale campione d'equitazione che offre un pò di umanità a un prigioniero americano morente. Il film ,degnissimo di rimanerci impresso, è un saggio in movimento sulla considerazione che nessuna vita andrebbe sprecata, e che in ogni nemico c'è un amico che ci è stato presentato male dal fato.
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