Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Un film costruito in modo esemplare, teso e avvincente che, forse, nel nostro paese è stato sottovalutato.
E' un thriller connotato da una corposa venatura d'impegno civile che ci mostra, con decisa crudezza, uno dei periodi più bui dell'Uganda del secolo scorso a causa della follia di un feroce dittatore. Non vengono tuttavia risparmiati dei severi colpi all'Occidente che rimase quasi impassibile di fronte ai suoi tremendi crimini.
Il film ha i connotati del thriller ma talvolta appare sinceramente documentaristico e ciò gli dona una corposa autenticità. Inoltre il film contiene una tensione assolutamente notevole e un ritmo a dir poco infallibile. Oltre all'ottima conduzione del regista, che riesce abilmente a coinvolgere lo spettatore giocando sulla caratterizzazione dei personaggi ottenendo un crescendo di suspense degno dei più grandi autori, al film giova l'interpretazione di un immenso Forest Whitaker nei panni del dittatore Amin. La sua prova d'attore può dirsi straordinaria in quanto riesce a infondere al suo personaggio una ferocia e un sadismo senza pari e una mentalità assurdamente paranoica assieme a uno spirito infantile e a un certo carisma che trasmette allo spettatore un'ambigua simpatia. Tutte caratteristiche che danno vita a un personaggio intricato, imprevedibile e complesso i cui sguardi freddi e le cui parole gelano a volte il sangue. Se la cava bene anche James McAvoy nel ruolo di un giovane medico britannico che diventa il consigliere più fidato del dittatore. La sua crescente consapevolezza di stare affianco a un pazzo sanguinario, che inizialmente assume le fattezze di un uomo amabile e bonario, viene efficacemente comunicata allo spettatore, gettandolo in un crescendo di tensione.
Perciò, nel complesso, L'ultimo re di Scozia è un film costruito in modo esemplare, teso e avvincente che, forse, nel nostro paese è stato troppo sottovalutato.
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