Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Il sanguinario regime instaurato dal 1971 al 1979 in Uganda dal folle dittatore Idi Amin Dada, visto attraverso gli occhi di un testimone diretto (immaginario), il medico scozzese Nicholas Garrigan. Come possiamo definire la pellicola di Kevin Macdonald? Docu-fiction? Docu-drama? Mockumentary? Comunque sia, "L'ultimo re di Scozia" è un gran bel film, teso, appassionante, incalzante, ottimamente interpretato da un grandioso Forest Whitaker e da un eccellente James MacAvoy e girato in una splendida fotografia calda e pastosa che "fa tanto anni '70". Interessante la scelta di innervare con elementi di fiction fatti storici poco conosciuti e, diciamolo, consumati nell'indifferenza collettiva, come del resto tutti qualsiasi cosa accaduta in Africa in epoca post-coloniale. Il personaggio di Nicholas Garrigan, in questo senso, è una chiara metafora dell'atteggiamento occidentale nei confronti del cosiddetto Terzo Mondo: ambiguamente sospeso tra idealismo e cinismo e sempre attraversato da paternalismo, complesso di superiorità, resipiscenza colonialista e, in generale, totale incomprensione (ma più spesso aperta manipolazione) delle inquietudini profonde che agitano un continente e ne scatenano indicibili violenze fratricide. Da un punto di vista più strettamente drammaturgico, il film di Kevin Macdonald è molto ben congegnato: la sceneggiatura di Peter Morgan e Jeremy Brock, tratta da un romanzo di Giles Foden, inizia quasi come un'oleografia terzomondista per trasformarsi progressivamente ed implacabilmente in un serrato thriller avventuroso, man mano che la follia di Amin Dada diventa sempre più evidente. Il regista scozzese Macdonald è un documentarista (e si vede) alla sua prima prova sulla distanza del lungometraggio e se la cava bene, riuscendo a trovare un perfetto equilibrio tra (più o meno finto) documentario e fiction. Un ottimo film: quattro stelle piene.
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