Regia di Ericson Core vedi scheda film
Una Philadelphia notturna si tinge di tinte calde e anticate: tramonti e lampioni si danno il cambio per gettare una luce un po’surreale (piacevole comunque) sulle “Streets of Philadelphia” di cui avrebbe cantato B.Springsteen circa 15 anni dopo: un’atmosfera d’altri tempi (ma più che mai attuale, oggi, tra crisi, scioperi e riscoperta di valori semplici che danno un po’ di conforto e di forza per tirare avanti). Una Philadelphia che appartiene a gente comune, genuina, verace: gente immaginaria come Rocky Balboa (che proprio da quella città, nel 1976, avrebbe dato una svolta alla sua vita); gente autentica come Vince Papale.
Certo, questo è un film sullo sport, sul suo valore sociale, quasi taumaturgico, ma, a tratti, mi è sembrato che questo sia rimasto paradossalmente sullo sfondo, per dare spazio a ciò che gli ruota intorno: la lotta quotidiana per la sopravvivenza, la voglia di rivalsa, gli affetti profondi…
Avercela fatta anche solo una volta nella vita è una soddisfazione troppo grande per tenerla chiusa in un cassetto. E questo Hollywood lo sa bene (anche quando il mercato di riferimento è quello dell’ “home video”).
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