Regia di Edward Zwick vedi scheda film
Terza meritatissima nomination all’Oscar per Leo DiCaprio, nello stesso anno del (più) riuscito ruolo in "The departed" (se l’avessero candidato per quel film avrebbe forse vinto?), cattivo redento per amore della patria o per salvarsi l’anima, sacrificante tra le cui mani stringe l’insanguinata terra natia. Un ruolo intenso che si riflette in ogni sfumatura degli occhi azzurri più espressivi di Hollywood. DiCaprio che, insieme al resto del cast, ha rinunciato a parte del compenso dovuto pur di realizzare questo film di impegno sociale e denuncia mondiale. Servendosi dell’occhio di Edward Zwick, che ha la capacità di descrivere luoghi e popoli con lo spessore necessario per far capire allo spettatore motivazioni di gesti e guerre ma, in questo caso, soprattutto di proteste e ingiustizie, si racconta il vergognoso e celato sfruttamento di un paese diamantifero, di un governo carnefice silenzioso e di una popolazione vittima che lancia un disperato grido sordo. I bambini soldato, le multinazionali produttrici di gioielli che si arricchiscono sfruttando risorse in modo illegale e finiscono per finanziare guerre di comodo tra ribelli e governo. Un film non perfetto a livello cinematografico, forse più recitativo, Leo DiCaprio e Jennifer Connelly (ci mettiamo anche Djimon Hounsou?) sono strabilianti, ma sicuramente disturbante, fastidioso al punto da doverlo oscurare o almeno diffamare definendolo eccessivo e quindi menzognero. Il messaggio che lancia è forte, gli attori sono bravi e convincenti, eppure non sembra essere incisivo come dovrebbe, forse perché l’azione diventa spesso surreale e finisce per sembrare falsata perché esagerata.
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