Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Manuale d’amore ha avuto il merito di rispolverare la tipicità nostrana del film ad episodi, formula produttiva molto complessa (antologia di racconti attorno ad un tema comune? occasione per ammucchiare idee che non reggono la lunga durata? radunare grandi cast a scopo commerciale?) e riscosse un successo enorme e forse inatteso, tanto da indurre quelle due volpi di Aurelio De Laurentiis e Giovanni Veronesi a pianificarne altri cinque puntate. Le cose sono poi andate diversamente e già al terzo capitolo il giocattolo si è rotto. Il secondo film si propone, a detta degli autori, di raccontare l’amore estremo (cos’è l’amore estremo?). Fil rouge è il funzionale Claudio Bisio, conduttore radiofonico di una trasmissione sui sentimenti. Più ambiziosa e meno sorprendente rispetto al primo, è una ruffiana, fiacca e simpatica commedia che ambisce alla critica di costume come tradizione impone.
Il tanto strombazzato primo episodio con una Bellucci imbarazzante e uno Scamarcio garbato, con una scena di sesso che riempì le pagine delle riviste patinate, non è che una barzelletta inutile che rivela il talento di Dario Bandiera; nel secondo, invece scopriamo una Bobulova scatenata che zittisce il pur bravo Volo, ma manca di una struttura solida; il terzo è sicuramente il più riuscito, con Rubini ed Albanese abilmente sul registro melancomico in una sorta di Vizietto sullo sfondo di una Lecce bigotta, pieno di momenti efficaci; e nell’ultimo spadroneggia un Verdone sempre grande ma di pura maniera, non aiutato dalla trama debole che ha un guizzo finale con la scena del lenzuolo. Due curiosità: che mito è stata la Spagna di Zapatero per qualche stagione? perché in ogni episodio è presente un ospedale?
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