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Manuale d'amore 2 (Capitoli successivi)

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su Manuale d'amore 2 (Capitoli successivi)

di scapigliato
8 stelle

La commedia all’italiana sta ritrovando poco alla volta uno status alto che gli mancava dagli anni ’70. Il fenomeno di “Manuale d’Amore” che riporta in auge il film a episodi, fatto da un cast corale all’altezza del progetto, è l’esempio commerciale di più impatto. Se tralasciamo la simpatia endemica di Christian De Sica e la classe cabarettistica di un grande Massimo Boldi, i loro film sono robetta da tre euro. Il film di Veronesi, o meglio “i film” di Veronesi compreso “Che ne Sarà di Noi?”, hanno invece una marcia in più. Sono scritti con l’occhio puntato alla dimensione italiana più realistica e seria, deformati dallo specchio curvo della commedia, che da noi suona di più come tragicommedia, commedia amara, beffarda, ironica, solare, ma amara. Anche questo secondo volume di un’ipotizzata cinquina di manuali, per un totale di 20 episodi rappresentativi del nostro bel paese, sa andare dove vuole senza bucare per strada.
In “L’Eros” la fanno da padrone la bellezza irruente di Monica Bellucci che non risente degli anni anche se il trucco sembra un po’ troppo pesante, e la bravura genuina di Riccardo Scamarcio. Tutti i grandi attori parlano di metodo, e ad un metodo in particolare si rifanno sempre e comunque, ma senza l’istinto non andrebbero da nessuna parte lo stesso. E Riccardo Scamarcio è un attore istintuale, che fa il paio con Elio Germano suo “fratello” cinematografico. Averlo scoperto e apprezzato fin da “Compagni di Scuola” conferma la mia attitudine a ricercare ed individuare attori che possano essere rappresentativi non di un metodo o di uno stile in particolare, ma bensì di un istinto su tutti: quello attoriale. L’episodio però non riesce ad essere quel diorama erotico, quella scatoletta di solo sesso che la promozione del film ci aveva venduto. La scena bollente tra l’attore di Andria e la Bellucci è fiacca, se anche notevole, ma non ha nulla a che fare con una vera scena erotica.
In “La Maternità” la Bobulova che fa il verso alla Laura Morante è bravissima, ma speriamo che non si ripeta, perché una Morante già ce l’abbiamo. E Fabio Volo, simpatico come sempre, è però intrappolato in un ruolo, o meglio in una scrittura, che non ne esalta la verve pungente. La situazione si prestava a ben più battute, tutte frenate sul nascere.
Intenso e commovente sul serio è invece il segmento dedicato alla coppia omosessuale Rubini-Albanese. In “Il Matrimonio” Veronesi, come nel precedente con Volo e la Bobulova, affronta uno dei temi più caldi degli anni di mezzo del 2000 italiano esprimendo una chiara e decisa posizione in merito. Posizione che va e deve essere condivisa, perché se è vero che l’amore è il sentimento che può cambiare il mondo, come ci insegnano a catechismo, allora è assurdo che due uomini non possano amarsi. Ed è più assurdo che le istituzioni non vadano loro incontro, giudicandoli scherzi della natura. Come dice bene Antonio Albanse la persona normale è lui, e non il riottoso padre di Rubini, omofobico. La normalità sta nell’accettarsi, e nell’accettare. La diversità crea distensione e cultura, sfianca le guerre e le violenze. L’accettazione della diversità potrà salvare il mondo, come i due gay dell’episodio salvano il loro rapporto accettando la diversità intrinseca di ognuno di loro. E poi, diciamolo, se la Chiesa riconoscesse l’unione matrimoniale degli omosessuali non sarebbe tanto una conquista del movimento gay quanto una conquista per la Chiesa stessa. Su l’adozione però non si scherza, e qui Veronesi è chiaro facendo arrivare il messaggio attraverso Rubini. L’adozione è un’altra cosa, riguarda una coppia che tra il maschile e il femminile sa dare al bambino una visione d’insieme del mondo.
Poi arriva Carlo Verdone e il suo “Amore Estremo”. Anche qui la storia di un maturo marito e padre di famiglia che s’avventura con un ragazza appena conosciuta fa tremare le colonne della bigotta morale italiana, ma sarà proprio il mitico Verdone a mettere la parole definitiva su situazioni scomode di questo tipo: “Ne è valsa la pena!”. Per non dire che il lato comico è il più comico dei quattro episodi (gli tiene testa solo Albanese, davvero in forma). Le espressioni di Verdone, soprattutto quando gli entra il fumo negli occhi e quando la ragazza gli dice di fare sesso sulla “terrassa”, sono già d’antologia.

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