Regia di Andrew Davis vedi scheda film
Ormai sembra che l?Automavision, il sistema casuale computerizzato utilizzato da Lars von Trier per Il grande capo, sia l?unica ?vera regia? di un certo blocco cospicuo di cinema mainstream hollywoodiano. Per non parlare della scrittura, che il più delle volte è puro manuale da banchi di scuola. The Guardian è l?esempio perfetto e a suo modo teorico della deriva classicista del blockbuster statunitense. Ma provate a confrontarlo con Rocky Balboa, per esempio. Un tempo anche uno chiunque come Andrew Davis faceva bei film duri, rozzi e sani (The Final Terror, Il codice del silenzio, Uccidete la colomba bianca, Il fuggitivo); adesso che l?artigianato somiglia all?industria, e non più viceversa purtroppo, non si può che prenderne atto, senza nemmeno la gioia della stroncatura sapida. Tanto è come sparare sulla Croce Rossa. Ma porca miseria, spiace sembrare di parte, però in Giappone un bellissimo blockbuster come Umizaru, sulla guardia costiera nazionale e i suoi giovani membri (quindi, stessa storia e stessi personaggi, suppergiù), commuove, entusiasma, mette in ansia, fa partecipare. È comunque umanista. Cosa che The Guardian neanche di striscio o per sbaglio. E va avanti per due ore e un quarto.
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