Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Ferrario si rivolge al professor Marco Belpoliti, già autore nel 1998 della monografia Primo Levi, per scrivere questo film dalle ambizioni alte e in buona parte realizzate. Il percorso materialmente coperto da Primo Levi nel 1945 (raccontato nel libro La tregua, spesso qui citato dalla voce narrante) viene accostato nel film a quello sociale - in termini di libertà, di progresso, di diritti, di consumismo - compiuto dalle nazioni dell'est Europa nel quindicennio trascorso fra il crollo del muro di Berlino e quest'opera. Il paragone ha le sue ragioni: così come il nazismo e il comunismo hanno causato innumerevoli morti e notevole arretratezza culturale ed economica nelle nazioni in cui si sono sviluppati, allo stesso modo per le popolazioni sopravvissute agli eventi nefasti, ritornare alla vita è stato un grosso trauma (e si pensi proprio alla vita dopo-Auschwitz di Primo Levi, e alla tragica scomparsa); il viaggio fisicamente intrapreso dal regista ha poi una valenza simbolica, di percorso esperienziale, ma anche interiore verso la conoscenza. Prodotto da Rai cinema e con musiche di Daniele Sepe, La strada di Levi vede partecipare Umberto Orsini come voce narrante e, a raccontare e raccontarsi in prima persona davanti alla macchina da presa, il regista polacco Andrzej Wajda e lo scrittore Mario Rigoni Stern. Sfiorato il Nastro d'argento 2007 come miglior documentario. 6/10.
Ferrario ripercorre la strada che Primo Levi fece durante alcuni mesi del 1945 quando, liberato dal campo di concentramento di Auschwitz, tornò in Italia.
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