Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
più che una visione, un'esperienza. per di più con la fortuna di ascoltare le parole di davide ferrario, oltre a tutto un gran bell'uomo. uno dei più bei film visti fin'ora, con le parole dello scrittore scomparso, insieme a lui a vent'anni dalla sua morte si ripercorre il tragitto che dal campo di prigionia e sterminio lo riportò a casa. posti, nazioni che non conosco. luoghi che paiono siti sulla luna tanto sembrano distanti. posti come la bielorussia dove nulla sembra cambiato, semplicemente perchè il sistema che andava bene prima è risultato andar bene anche ora a detta di un funzionario che accompagnerà e controllerà la troupe per tutta la loro permanenza. luoghi dove pasolinianamente si sono conservati gli usi e i costumi e le tradizioni contadine insieme ad un'oppressione mai venuta meno, e mondi dove scomparso il comunismo è sopravvenuto il vento libero e nuovo del capitalismo che tutto snatura e omologa e rende uguale in una farsa del come in occidente.ferrario racconta che erano alla continua ricerca di reperti del passato recente, come il cimitero delle statue comuniste, ma le guide ad un certo punto si stufano non capendo il desiderio occidentale della ricerca di queste reliquie del passato e vogliono mostrare alla troupe occidentale il nuovo. ma il nuovo è brutto, una scimmiottatura brutta di ciò che la troupe conosce già perchè la vive tutti i giorni. si passa con disinvoltura dalla nostalgia dei più vecchi per un mondo che fu, vecchi che non si vogliono nemmeno adeguare alle nuove esigenze del mondo come dice andrey wayda quando si passa per nowa suta, il grande polo industriale della polonia comunista, set del tra l'altro suo "uomo di marmo". nostalgia per un mondo di torture, esili, confini, sparizioni e morti dove quel poco c'era ed era garantito, come ci dicono le donne rumene che lavorano per gli italiani in una fabbrica di borse chiamata "nuovi orizzonti". il lavoro c'è anche adesso, ma alla domanda di ferrario cosa pensano degli italiani, le tre donne intervistate tacciono. i viaggi sui pullman delle donne(in maggioranza) moldave che lasciano case e famiglie per venire a fare le badanti dagli italiani "ricchi". i rigurgiti xenofobi nella germania che non ne può più e non ne vuole più sapere di doversi sentire in colpa. levi abbandona la lotta dopo la tregua e si butta nel vuoto della tromba delle scale di casa sua. ferrario facendoci incontrare mario rigoni stern ci lascia con un messaggio positivo, di non cedere alla medusa che ci pietrifica, di tirare avanti, di proseguire il nostro viaggio. un film che andrebbe premiato con un'affluenza record d'incassi per renderlo appetibile anche ad un prime time televisivo strombazzato e atteso. non lo spero, me lo auguro
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