Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
Più che il sesto episodio della saga dello Stallone Italiano, questo "Rocky Balboa", in realtà, è una sorta di vero e proprio remake del primo (diciamolo pure, indimenticabile) episodio: Sly riabbraccia letteralmente il suo personaggio simbolo che, lontano dai patinatissimi e, a tratti, imbarazzanti episodi centrali della serie, riacquista la sua tragica e spesso commovente statura di perdente di periferia dalle mani grandi e forti e dal cuore buono. "Rocky Balboa", nell'insieme, è un buon film, che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo ad un personaggio che probabilmente aveva già detto tutto nel lontano 1976 ma che ha il merito di concludere una popolarissima saga in maniera estremamente dignitosa: il vecchio Rocky, stanco ma ancora indomito incassatore di pugni reali e metaforici da una vita dura e difficile, mette letteralmente a nudo il suo fisico di uomo ormai anziano, appesantito dagli anni e dagli abusi di sostanze steroidi, una figura comica e drammatica al tempo stesso ma sempre orgogliosa di rimettersi in piedi dopo l'ennesimo cazzotto, metafora, scontata ma sempre toccante, del sogno americano e della proverbiale seconda possibilità offerta a chiunque voglia provare a coglierla. La pellicola è ben diretta dallo stesso Stallone, coinvolgente (ma in fondo nemmeno tanto) nel combattimento finale con il campione Mason Dixon, con qualche bella soluzione visiva e con le giuste dosi di commozione nel finale (invero un po' scontato). Nell'insieme "Rocky Balboa", pur non entusiasmando, si guadagna un'abbondante sufficienza: tre stelle.
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