Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film
Film particolare e con un proprio stile; esordio di Angelini (da una esperienza vera nel carcere) dove pone una ripresa asciutta e documentaristica. La prima parte è un po' trattenuta (peccato) ma vi è una parte (incontro-scontro padre figlio) girata benissimo ed estremamente efficace. L'epilogo non consolatorio nei personaggi dà il senso della misura di una storia ben raccontata e con dialoghi non convenzionali. L'effetto partecipatazione-commozione è sincero: non ci sono schemi soporiferi e accenni fiction-tv.
Fabio (Pasotti) vive il carcere come educatore e il suo percorso trova un ostacolo duro nel detenuto Luigi (Colangeli) dietro le sbarre da tanti anni. Il diaologo scontroso e acceso...arricchisce lo sguardo di Fabio che cerca il padre (da sempre) e desidera in quell'uomo lontano un affetto (vicino). Vuole a tutti i costi ma nello stesso tempo gli è difficile accettarlo. Un incontro di sguardi chiusi che si aprono senza un perchè vero..e che una spiaggia (ruvida) fa addolcire il tutto ma il sale...dell'aria (di un carcere dentro) non riesce a sciogliere completamente l'onda della colpa (e il suo perdono). Un'attenzione e più merita questa pellicola dove al dire "è mio padre" il figlio ritrova 'annullata' il reseconto di una vita assente. Bravi gli interpreti: Pasotti e Colangeli si trovano in un pari insperato per un cinema italiano troppo superficiale (in storie convenzionali e comode). Ambienti e musiche da ricordare.
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