Regia di Alessandro Angelini vedi scheda film
Da quando aveva 6 anni Fabio (Pasotti) non vede più suo padre (Colangeli), reo di omicidio. Lo incontra nel carcere di Rebibbia, dove lavora facendo l'educatore. L'uomo non sa che Fabio è suo figlio, inscena attacchi epilettici per ottenere la semilibertà e non è affatto incline al pentimento. Svelatagli la sua identità, Fabio si sforza di restituirlo a una vita normale. Ma l'uomo, incapace di rifarsi una vita, preferirà il suicidio.
L'esordio dietro la macchina da presa di Alessandro Angelini rappresenta un ottimo segnale per il cinema italiano: pellicola sgranata e cinepresa spesso a spalla sono la cifra stilistica di un film complesso, duro, scritto con superba padronanza della sceneggiatura e servito da un outsider come Giorgio Colangeli, giustamente premiato come migliore interprete maschile alla prima edizione della festa del cinema di Roma.
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