Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Qualcuno lo considera un pazzo. Qualcun altro è sicuro che ci prenda in giro. Per molti è un abile manipolatore di effettacci cinematografici, per altri un genio. Probabilmente Lars von Trier è un po' di tutte queste cose, e certamente un intelligente venditore di se stesso, dei suoi progetti, delle sue idee. Ma credo sia anche un talento inquieto, molto consapevole (e tristemente) delle attuali mutazioni del cinema, e perciò alla ricerca costante di formule, strade, trucchi che non lo facciano invecchiare. Il grande capo, in questo senso, è anche un atto di coraggio: un film girato in due interni, con un "direttore della fotografia" computerizzato (Automavision®) e con un cast "all Danish" (perciò sconosciuto al di fuori dei paesi scandinavi), al quale si aggiungono Jean-Marc Barr e il regista islandese Thor Fridrik Fridriksson (magniloquente e matto almeno quanto Von Trier). Ma è soprattutto una commedia molto divertente sugli equivoci, gli inganni, i soprusi, le tensioni di un'azienda, sull'odiata Islanda (ricca e buzzurra) e la decadente Danimarca, sul teatro, sul cinema e sui personaggi che tutti (non solo l'attore protagonista) siamo costretti a impersonare giorno dopo giorno e che, giorno dopo giorno, divorano la nostra autentica personalità. Gli interpreti sono straordinari, i dialoghi in punta di penna, laconici, surreali.
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