Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Alla clinica che cura disturbi mentali Green Manors il dottor Murchison (Leo G. Carroll) sta andando in pensione e al suo posto arriva il collega Edwardes (Gregory Peck), che subito si innamora, ricambiato della dottoressa Constance Peterson (Ingrid Bergman), ma lui forse non è chi dice di essere ed inoltre è anch'egli mentalmente disturbato.
'Io ti salverò', brutta traduzione dell'originale 'Spellbound', che significa incantato, è uno dei film di Hitchcock che mi convinse di meno tanto tempo fa ad una prima visione e adesso, come allora, nutro le stesse riserve: sebbene ci siano le prestigiose collaborazioni di Ben Hecht, che sceneggia il romanzo di Frances Beeding, la fotografia di George Barnes, che già aveva fruttuosamente lavorato con il regista per 'Rebecca', e addirittura Salvador Dalì, autore della famosa - forse più del film in sé - scena del sogno, per non dire della colonna sonora di Miklos Rozsa premiata con l'Oscar, ma che trovo in più punti persino invadente, il film risulta statico e verboso, con un approccio alla materia psicanalitica troppo diretto e con soluzioni di script a dir poco banali, un protagonista maschile che sfodera una prestazione non certo all'altezza della sua bravura, apparendo in più di un'occasione legnoso ed impacciato, come sottolineato da Truffaut e Hitchcock, per una volta completamente d'accordo su un elemento di un film.
Il film si risolleva, parzialmente, grazie alla protagonista femminile, Ingrid Bergman, la quale risponde maggiormente ai canoni di quella bellezza un po' algida all'apparenza, ma poi capace di grandi slanci emotivi nonché di eleganza, tutte caratteristiche che l'attrice svedese possiede e che le consentono di delineare un ritratto di donna che va ad impinguare la già ricca galleria di profili hitchcockiani, a un lussuoso cast di comprimari, dall'abituale Leo G. Carroll nella parte del medico 'cattivo' al sorprendente Michael Checkov, nel ruolo invece del dottor Brulov, che aiuta la collega e amica a curare l'uomo di cui si è innamorata, Wallace Ford nella divertente scena nella hall dell'albergo, che finalmente spezza un po' la pesantezza di fondo e per qualche ricercatezza visiva, sparsa qua e là nell'arco della narrazione - una su tutte la soggettiva di Gregory Peck che vede il dottor Brulov attraverso il bicchiere di latte - che aiutano l'opera a raggiungere un giudizio complessivo sufficiente.
Voto: 6 (v.o.s. su YouTube).
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