Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Dopo anni di volontariato tra i piccoli orfani di Calcutta, Jacob (Mikkelsen) è costretto a tornare nella nativa Danimarca per trattare l'istituzione di un fondo che possa garantire la sopravvivenza dell'orfanotrofio. Dall'altra parte del tavolo c'è Jørgen (Lassgård), bonario uomo d'affari ultramiliardario che, proprio nei giorni in cui Jacob è in Danimarca per la trattativa, sta seguendo i preparativi per il matrimonio della figlia più grande (Babett Knudsen). In realtà, Jørgen sa di avere un cancro: sta per morire e sa anche che Jacob è il padre naturale di quella ragazza. Jacob deve allora decidere se lasciare Calcutta per occuparsi della sua nuova "famiglia", ottenendo così i fondi, o gettare alle ortiche questa grande occasione per i suoi ragazzi indiani.
Dopo Non desiderare la donna d'altri, la danese Susanne Bier torna a scrutare la complessità dell'animo umano procedendo per forti contrasti: quello tra la vita e la morte, quello tra scelte esistenziali radicalmente diverse, quello tra l'avere molti "figli" adottivi o preferirne una soltanto, vista per la prima volta quando è ormai un'adulta. La compenetrazione degli stati d'animo dei suoi personaggi viene stilisticamente sottolineata dalle continue inquadrature ravvicinatissime, che colgono i dettagli espressivi, a complemento di un film molto "femminile", con dialoghi asciutti, qualche interprete da standing ovation (Rolf Lassgård e Stine Fischer Christensen su tutti), una buona dose di autocompiacimento e un finale ambiguo che non ci fa capire fino a che punto Jacob abbia ceduto all'opulenza della vita che gli si prospetta a Copenhagen.
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