Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Dopo il matrimonio conferma la solidità di una regista che sa come unire i contenuti di una storia complessa e densa di significati con le logiche produttive di un cinema alla ricerca di visibilità. Come nel film precedente anche qui sono i rapporti famigliare a creare il cortocircuito che scuote un ambiente immobile e reazionario , dando il via ad una serie di reazioni a catena che cambieranno per sempre la vita dei protagonisti. Impostato su due tipi umani apparentemente distanti per ideali e modo di vivere, uno estremamente pragmatico ed uomo di successo, l’altro scostante ed ancora alla ricerca del senso della vita, il film trova il suo nucleo centrale nelle motivazioni che finiscono per unirli , facendogli scoprire priorità diverse da quelle che la vita gli aveva finora insegnato. Aiutata da un ambiente che da solo riesce a raffreddare un materiale magmatico ed altamente a rischio per gli argomenti trattati e la dose di emotività contenuta;dotata di una regia solida , che sfrutta la lezione “Dogmatica” in maniera funzionale e coerente con il senso di verità ricercata in ogni sequenza, la Bier riesce a tenere i fili dei tanti personaggi, anche di seconda linea, di cui disegna con coerenza psicologie e motivazioni e nello stesso tempo risponde con sicurezza ai continui scarti di una realtà fuori controllo. Il film riesce a tenersi lontano da facili moralismi anche quando non senza qualche lungaggine arriva ad affermare la necessità della famiglia come istituzione imprescindibile per l’equilibrio della propria esistenza e l’ineluttabilità con cui ogni proposito per il futuro non può fare a meno delle esperienze precedentemente vissute.
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