Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Le coincidenze, la libertà e la privazione di essa, il destino, la ricchezza sfrontata e l’altrettanta povertà, l’Occidente e il suo contrapposto: tutto ciò costituisce l’eccessiva materia su cui una delle registe più interessanti che c’è in giro, Susanne Bier, ha voluto impostare il suo lavoro.
Dopo il matrimonio racconta di Jacob, che vive da molti anni in India, dove si occupa di un istituto nel quale sono ospitati bambini senza famiglia. Un giorno, quando tutte le risorse economiche sono finite, arriva inaspettatamente un’offerta di aiuto da parte di un ricchissimo imprenditore danese. Jacob torna così in patria per incontrare l’uomo, con il quale si stabilirà uno strano rapporto. Quest’ultimo, infatti, lo inviterà stranamente al matrimonio della figlia. Sarà proprio in questa occasione che Jacob scoprirà una cosa inquietante: la moglie dell’industriale danese è niente altro che il suo grande amore di venti anni prima, e che da allora non aveva più incontrato.
Il film, sin dalle prime immagini, ha tutto quanto ricorda i romanzi di Domique Lapierre e i primi film di Mira Nair, laddove ogni spazio è occupato da gente, tanta quanta ne basta per darci la giusta dimensione di un mondo diviso in due. Peccato che, ad un certo punto è proprio la vicenda del matrimonio che fa cambiare il film in un vortice in cui c’è il rischio di perdersi. Tuttavia, non si può disconoscere il talento della Bier, il suo modo di girare, inseguire e quasi aggrapparsi ai corpi dei personaggi, con la camera. Grande il lavoro attoriale, merito anche di una regista che sa dirigere gli attori: tutti, indistintamente, impeccabili. Ottimo il montaggio e la colonna sonora, la cui sound track, molto intimista, ben delinea i sentimenti e il vissuto del protagonista, soprattutto.
Alla fine della visione, al di là della “bulimia” di cui sicuramente ci si ammala, ciò che rimane è la sensazione di essere entrati a far parte di una serie di relazioni e comportamenti meccanici, fra cui l’amore. Semplicemente un ingranaggio fra tanti.
Giancarlo Visitilli
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta