Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
La tradizione e il destino avverso opprimono cinicamente tre donne nel Giappone del dopoguerra.Il contrasto acerrimo tra tradizione e modernità è uno dei temi prediletti di molti film di Mizoguchi non a caso a suo agio nei film ambientati nel passato dove un rigido codice comportamentale relegava la donna ai margini del mondo dominato dall'uomo.Qui i personaggi sono invece tragicamente schiacciati dalle circostanze e almeno una di loro cerca di sfuggire a quello a cui sembra predestinata.Stilisticamente è un film molto vicino ai canoni estetici occidentali in cui la regia è nervosa,la costruzione delle inquadrature è brulicante di vivaci movimenti da parte degli attori e delle attrici(la parte nell'ospedale),ci sono molti primi piani,lo stile è molto più irruento(la fustigazione) e si abiura quasi dal piano sequenza che caratterizzava altre opere di Mizoguchi che ho avuto modo di vedere come La vendetta dei 47 ronin. Tutto quello che in altri film del maestro giapponese era lasciato fuori campo qui viene invece messo a favore di camera come per un bisogno di realismo esasperato.E il gruppo delle prostitute che svende il proprio corpo per strada o le ballerine che ballano nei locali notturni rappresentano solo l'aggiornamento dettato dalla modernità all'immobilità del mondo delle geishe.L'impressione è che Mizoguchi ci parli di un mondo sulla via del cambiamento ma che in realtà vuol rimanere uguale a se stesso.La tradizione deve sopravvivere così come deve cambiare il ruolo della donna.Non più essere inferiore,geisha,concubina o altro.Ma essere umano di pari dignità.Il finale pur nella sua porta aperta alla speranza è caratterizzato da violenza quasi insostenibile.E'il duro prezzo da pagare in questo mondo maschilista....
la regia ha un montaggio frenetico e lascia in disparte il tanto amato pianoseqenza
bravissima
non male
ok
ok
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