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Agonia

Regia di Elem Klimov vedi scheda film

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La recensione su Agonia

di sasso67
8 stelle

Rasputin è una delle figure più enigmatiche della storia russa, in vita come in morte (avvenuta il 29 dicembre 1916). Avvelenato con l’acido prussico, colpito con una pistolettata, il predicatore continuò a scorrazzare per il cortile della villa del principe Jusupov, uno dei congiurati che l’aveva invitato a cena per assassinarlo. Fu abbattuto a colpi di rivoltella e gettato nella Neva. Ripescato, fu ritrovata acqua nei polmoni del cadavere, segno che quando era stato buttato al fiume il “monaco” era ancora vivo. L’agonia cui Klimov intitola il film, tuttavia, più che quella di Rasputin, è quella di una grande paese – del quale un personaggio del film, un deputato della Duma, dice «non può esistere la Russia senza la monarchia e non può esistere il mondo senza la Russia» - il cui regime autocratico è giunto irrimediabilmente alla fine. Come Hitler chiuso nel suo bunker, lo Zar Nicola II è ancora convinto di poter vincere la guerra e che il popolo russo sia con lui, mentre la Duma si scanna per dare addosso a quello strano figuro, mistico e puttaniere, che imperversava a corte, grazie all’ascendente che esercitava sulla zarina. Il problema era in realtà un altro: che la gran parte del popolo, delle campagne e dei centri urbani, se la passava male già prima della guerra e che gli animi erano ormai esacerbati da due anni di conflitto durante i quali, tra morti e dispersi erano scomparsi circa tre milioni di uomini. Erano maturi i tempi per la Rivoluzione d’ottobre, anche se lo zar (che non prende mai una decisione) non se n’era accorto. Klimov ci mostra, con grande mestiere di regista, l’annaspare di un’intera classe politica che sarà spazzata via dagli eventi rivoluzionari del 1917. Un film molto russo, di ampio respiro, interessante nonostante il lavoro sotto il rigido controllo della censura sovietica, che causò ad Agonia un ritardo di quattro anni nella distribuzione: prodotto nel 1981 (come il Reds di Warren Beatty), poté uscire soltanto nel 1985, all’alba della perestrojka. Buona l’interpretazione di Aleksej Petrenko, nella parte ebbra e spiritata di Rasputin.

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