Regia di Davis Guggenheim vedi scheda film
Un ottimo documentario: chiarissimo e coinvolgente su cose di primaria importanza, che allora non avevano risonanza. Ottime caratteristiche per un’opera d’arte. Oggi c’è molta più consapevolezza sui danni e i rischi tremendi del riscaldamento climatico, ma anche perché c’è stata un’iniziativa come questa.
Inoltre guardarlo oggi, a 14 anni di distanza, questo documentario è assolutamente illuminante: sono pochissime le persone (ben meno del 5%, per intenderci) che hanno ben chiare la verità che qui si spiegano; a parte questa sparuta minoranza, tutti gli altri hanno qui da imparare cose che servono per sopravvivere. Nel vero senso della parola.
Il protagonista Al Gore qui non fa nessuna fatica a ripetere quel che andava dicendo in tutto il mondo, come se questa quasi fosse una videoconferenza: non annoia mai, in un film breve, che dura meno di un’ora e mezza.
Ma il personaggio non è comunque esente da critiche (e del resto qui non enfatizza in modo fastidioso il proprio operato). Ha il merito di attaccare le menzogne volutamente fatte circolare dai giornalisti, come viene loro ordinato dai loro ricchissimi padroni, che dall’inquinamento guadagnano parecchio: ma poteva essere più esplicito. Ma d’altro canto insegna quello che lui ha fatto, e con merito: l’unica arma è la lotta politica, dopo che ci si è informati con competenza e fatica su fonti autorevoli, di vari punti di vista.
Resta l’ombra maggiore, quella di essere stato dal ‘92 al 2000 vicepresidente di Clinton: uno che ha cambiato il mondo in peggio (come tutti i presidenti democratici, senza che i repubblicani abbiano mai fatto nulla di meglio), facendo gli interessi, spesso illegali o guerrafondai, di industriali e banchieri, a danno delle moltitudini; e che è riuscito meglio in questo grave peggioramento grazie, purtroppo, alla retorica buonista di facciata, che lì si è imposta sempre più nella galassia cosiddetta “democratica” (cosa vista anche da noi successivamente). Gore ha approvato le guerre di Clinton, e lavora per i giganti di internet: Apple, Google, non proprio dei cultori dell’onestà e di quella politica morale che lui auspica.
Ciò ricordato, comunque il film in sé stesso è splendido, proprio per la carica politica e morale incardinata sulla competenza, e non sull’ignoranza coscientemente diffusa (al contrario di quasi tutti i modelli politici vincenti al mondo).
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