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Commediasexi

Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film

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La recensione su Commediasexi

di FilmTv Rivista
4 stelle

Fin dalla prima scena Alessandro D'Alatri ci invita a una rappresentazione: sul palcoscenico di un teatro che potrebbe essere il Sistina di Roma sta andando in scena il quasi musical Commediasexi, con la starlettina Martina Brandi, amante coscialunga dell'Onorevole Massimo Bonfili, uno che a spanne navigherebbe tranquillamente tra le acque cattoclericali di Margherita e Udc. Insomma: la pellicola vorrebbe essere di costume, accelerando sui vizi capitali del Belpaese nella neanche tanto velata aspirazione di autoassoverlo e di autoassolvere i suoi immorali, doppiogiochisti, cialtroni portavoce e portaborse. Una grande occasione sprecata quest'opera che aspirava ai Risi Amari, cinici e grotteschi, della migliore commedia all'italiana anni '60. La sceneggiatura non entra nell'ambiente, l'Italia rimane paradossalmente fuori da questo videowall paratelevisivo, le sequenze brillano per asfissia (dov'è lo sfondo? dov'è il Paese?) e il sottotesto cade sovente nel qualunquismo, nel commento da uomo della strada, nella facile battuta o situazione contro chi, invece, vorrebbe un altro Paese, un'altra Italia e, soprattutto, un'altra vita. Peccato. Perché il comparto attoriale è di prim'ordine e non avrebbe certo sfigurato in un film di quarant'anni fa, dal sempre più sicuro e calzante Sergio Rubini a una Stefania Rocca che, dalla Bestia nel cuore in poi, pare entrata in una fertile maturità artistica. Anche i comprimari si difendono (Papaleo su tutti), ma è il personaggio Bonfili a denunciare il fiato corto: Paolo Bonolis ha talento, è bravo nel cadenzare i ritmi e nel suscitare brillanti movimentazioni. Ma la sua performance metaforizza involontariamente l'intera operazione, tradendo la sua vocazione alla fotocopia (sordiana). L'Albertone Nazionale viene infatti riproposto paro paro, imitato nei suoi celebri vezzi e nelle sue candide virtù e non rielaborato (storicamente e cinematograficamente) com'era lecito e giusto aspettarsi, non foss'altro per pura curiosità (come rimescolerebbe oggi Sordi un politico in bilico su se stesso nella corrottissima Italia del 2006?). Natale a Roma o a New York volteggiando in olé spagnoli? I nostalgici degli schieramenti stiano tranquilli: i tre panettoni nostrani di fine 2006 vengono consumati tutti nel solito salotto: quello di Porta a porta.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 51 del 2006

Autore: Aldo Fittante

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