Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
Clamoroso ed imbarazzante passo falso di Alessandro D'Alatri. Il bravo regista di "Senza pelle" (ancora il suo titolo più riuscito) tenta di rinverdire i fasti della gloriosa commedia all'italiana con una velenosa satira politica, ma il risultato è degno di una puntata dello show del Bagaglino girato negli studi di "Porta a Porta" anziché al Salone Margherita. La politica moderna è già così grottesca di suo che farci un film comico diventa estremamente difficile: trovarsi però di fronte ad un'opera così deprimente e qualunquista, che raramente fa ridere (ed è forse questo, a conti fatti, il difetto più grave) per di più firmata da un autore solitamente intelligente mette a disagio. Volgarità a ripetizione (si pensi per esempio alla telefonata dello chef Placido all'amante Stefania Rocca mentre è al ristorante parigino con il marito o a quell'insistito primo piano sulla brioche intinta nel cappuccio), plot troppe volte già visto con l'aggravante di essere identico a quello del già non esaltante "Una top model nel mio letto" di Francis Veber, soluzioni narrative sconcertanti (tutta la parte finale con il protagonista al monastero grida vendetta per quanto è brutta e esagerata, il finale natalizio e buonista con la Buy pronta a perdonare il marito fedifrago riaccogliendolo in casa è inutile, il ritratto dei due ragazzini, figli della coppia Rubini/Buy, ovvio e maldestro), caratteri che sono ridicole macchiette (il rigido cardinale tedesco, banale ed infantile parodia di Papa Ratzinger su tutti). Cast sulla carta eccellente ma incredibilmente sprecato. Bonolis, al suo debutto al cinema, se la cavicchia discretamente, ma a volte fa il verso ad Alberto Sordi in modo fin troppo esplicito e pacchiano. Rubini è un'ottima spalla, ma è relegato ad un ruolo insignificante e vuoto. Margherita Buy rifà se stessa con classe, Stefania Rocca è sempre più matura anche se è costretta a sequenze a dir poco orripilanti (la seduzione del marito lascia di sasso), Rocco Papaleo, al solito è strepitoso, così come assai esilarante e gigionesco è Michele Placido (per il ruolo che ha, fa i miracoli). Eccellente, e non è una novità, Paola Tiziana Cruciani nei panni della decisa suora dell'ospedale, mentre Elena Santarelli è semplicemente un bel vedere. Partecipazioni di Maurizio Micheli, Fabio De Luigi e Massimo Wertmuller (il deputato ossessionato dalle donne con cui il protagonista si ritrova ogni mattina al bar a fare colazione). Farsa sbracata, grossolana, inutilmente sopra le righe, fastidiosamente sterile e vuota. Di una banalità che non ha spiegazioni e di fronte alla quale quasi si rivalutano le commediacce con Buzzanca o Banfi tipo "All'onorevole piacciono le donne" o "L'onorevole con l'amante sotto il letto". Non irritano tanto i contenuti (peraltro alquanto modesti e risaputi) quanto lo stile scelto piuttosto sciatto, approssimativo, anonimo, irrimediabilmente televisivo. Ed infatti basta accendere la televisione a qualsiasi ora del giorno per vedere allo specchio la medesima triste immagine dell'Italia di oggi. Al cinema si vorrebbe uno sguardo inedito, più incisivo, acuto e tagliente, quello stesso sguardo che D'Alatri aveva in "Casomai" e, in parte, ne "La febbre". Uno sguardo che qui invece è irrimediabilmente perduto tra battut(acc)e telefonate e sviluppi da sit-com, alla ricerca spasmodica ma infruttuosa di un connubio tra qualità e popolarità. Nella memoria restano così solo le simpatiche canzoncine "Chissenefrega" e "La trottola", firmate da Riccardo Eberspacher, ma non credo fosse questo l'obiettivo del regista, anche sceneggiatore con Gennaro Nunziante con cui aveva già firmato il copione, più brillante, de "La febbre". Lanciato come cinepandoro per inserirsi nella lotta fratricida tra De Sica ("Natale a New York") e Boldi ("Olè"), si è comunque difeso dignitosamente al botteghino raggiungendo quasi 6 milioni di Euro complessivi. In ogni caso resta sconfortante e velleitario.
Voto: 3
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