Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Scolaresca italiana in gita in Spagna si ritrova alle prese con una serie di imprevisti, tra scolaresche statunitensi con professoressa confusa al seguito, coatto romano padre di uno dei ragazzi e una misteriosa spagnola squilibrata.
“Olè” è un film da libri di storia. E non perché Daryl Hannah corteggi Massimo Boldi, o perché per una volta Enzo Salvi sia il meno coatto della coppia di burini romani, bensì perché segna la rottura dello storico sodalizio tra lo stesso Boldi e De Sica dopo anni di (dis)onorato spalla a spalla nei cinepanettoni. Il che non è un bene, sia perché questo prodotto, eviscerato della compresenza del figlio del grande Vittorio, è ancora peggio degli standard usuali (Salemme è una spalla pessima, la trama non avvince, Boldi toglie dalla naftalina i tormentoni di trent’anni prima), sia perché da quest’anno i cinepanettoni non scompaiono, bensì raddoppiano (De Sica resta con Neri Parenti e interpreta “Natale a New York”).
Venendo al film c’è veramente poco da dire, tale è la pochezza dell’operazione nel suo complesso. Per tutto il film non si sa dove andare a parare, tra situazioni stantie, battute imbarazzanti, momenti di recitazione che non rimangono certamente negli annali, a causa della solita scrittura all’insegna del “volemose bene” dei fratelli Vanzina (una su tutte, i nomi dei protagonisti: Boldi è un matematico che si chiama Archimede e Salemme un napoletano che si chiama come un famoso cantante partenopeo). Il finale testimonia l’inconsistenza del tutto, finendo con una sparatoria insensata (e assurda: a due metri da una mandria di persone la Estrada è capace di non colpire nessuno) e tutti a scappare all’impazzata sulla piazza San Marco di Venezia (il tutto dopo i soliti scambi di persona, equivoci, italianate a gogò e cafonate col secchio, marchette smaccate. In due parole: una porcheria.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta