La recensione su Un'ottima annata

di Lord Holy

6 stelle

Tratto dall'omonimo romanzo di Peter Mayle, mi aspettavo di più dalla premiata coppia Ridley Scott e Russell Crowe, sarebbe inutile e ingiusto negarlo. Il regista e l'attore, questa volta, non sfavillano. Non avendo letto il libro, non so se le debolezze qui riscontrate siano da imputare alla fonte d'ispirazione oppure all'atto della trasposizione cinematografica. Quel che è certo, in ogni caso, è che il risultato non è affatto brillante come speravo che fosse, ma si accontenta di essere soltanto una discreta pellicola da commedia romantica.

Non so, la storia ivi narrata è così semplice e ordinaria da non avere nulla di speciale. Senza essere ipocriti, penso sia un sentimento abbastanza comune quello di ricercare, pure qui, il racconto di una vita (al contrario) straordinaria, capace di distinguersi e consentire un'evasione, seppur per breve tempo, dalla nostra dimensione quotidiana. Non credevo affatto di ritrovarvi, invece, di quest'ultima il preciso ritratto (penso fosse voluto, ma la sostanza non cambia, in negativo).

Dunque è la sceneggiatura il problema, l'aspetto che più mi ha insoddisfatto. L'aver assistito a una serie di eventi per i quali si stenta a provare interesse, tanto superficialmente essi sono trattati. E, di conseguenza, non sarebbe nemmeno tanto corretto attribuire le colpe a Ridley Scott e Russell Crowe. Anche perché sono esattamente dell'avviso opposto, cioè che sia loro merito se infine il film si salva. In particolare, il protagonista Max Skinner funziona soprattutto perché ha quel preciso volto. Mentre tra i comprimari emergono assai più Archie Panjabi (Gemma) e Tom Hollander (Charlie Willis), grazie alla loro simpatia, piuttosto che una Marion Cotillard (Fanny Chenal) abbastanza insignificante, priva di un serio scopo.

Penso sia tra quei film che presto dimentico d'aver già visto. Che quanto ho scritto mi serva da memorandum!

Sulla trama

L'impegnatissimo uomo d'affari inglese Max Skinner, nell'apice del successo nella sua carriera, riceve una convocazione da un notaio provenzale che lo invita ad esaminare la situazione testamentaria del vecchio zio Henry, appena morto. Max era cresciuto con lui, imparando la vita e molto altro, ma tanti anni sono trascorsi... Ora torna in Provenza e trova, oltre a tanti ricordi, persone del suo passato e nuove figure. Su tutte una figlia illegittima dello zio Henry, venuta a cercare le proprie radici, ma che lui teme voglia avanzare pretese sul terreno e la vigna, e una affascinante locandiera del paese.

Sulla colonna sonora

Mi è parso uno dei lavori più "anonimi" di Marc Streitenfeld, ma è giustificato dal fatto che si tratta del suo debutto (si riscatterà in futuro). Purtroppo qui, invece di ricordarmi le sue inedite composizioni, mi sono rimaste impresse solo le musiche francesi di cui si è avvalso, con i contributi di vari artisti.