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Un'ottima annata

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Un'ottima annata

di giancarlo visitilli
4 stelle

Qualche vendemmia fa, anche Ridley Scott faceva parlare di sé, per quanto riguarda il buon cinema. Poi è diventato un grande gladiatore e gli olè dei circhi e delle arene lo hanno distolto. Tuttavia, lui sostiene di stare abbastanza bene e di godersi “un’ottima annata”.
Tant’è che gira, produce ed adatta per il grande schermo il best-seller di Peter Mayle, la cui storia ruota intorno a Max, che compie un viaggio di sola andata, dal suo paese d’origine, Londra, in Provenza. Egli é uno squalo della finanza, incurante di essere additato come uno spregiudicato, insensibile bastardo da chiunque lo conosca. Il giorno in cui conduce con successo un’audace manovra finanziaria, viene raggiunto dalla notizia che lo zio Henry è morto. In qualità di unico erede dovrà recarsi in Provenza, a prendere possesso della tenuta e dei vigneti ereditati. Per una serie di eventi fortuiti sarà trattenuto in Francia, mentre in patria sarà temporaneamente sospeso dall'incarico a causa di operazioni finanziarie illecite. La permanenza provenzale gli penetrerà ogni giorno di più sotto pelle, fino ad innamorarsi della bella proprietaria del ristorante del paese e iniziare a pensare ad una nuova vita lontano dai grigiori d'oltre Manica.
Il regista de Il gladiatore sceglie ancora Russel Crowe come protagonista, adattandolo, questa volta alla comicità di chi sa distinguere il buon vino e riconoscerne, da buon inglese, l’etichetta francese. Anzi, Un’ottima annata sta a Russel Crowe come The Aviator sta a Di Caprio. Si tratta di film, che come abiti fatti su misura, son fatti apposta per essere indossati da quell’attore e non da altri. Peccato che il risultato, in entrambi i casi è abbastanza deludente e Ridley Scott in esso risulta, allo stesso modo del suo fantoccio attore, goffamente ridicolo sia quando ha la pretesa di rendere fantozziano Crowe, sia quando vuol far sul serio. Il film è un’accozzaglia di pubblicità, che vanno dalla Smart, a Lacoste, passando per Fred Perry, con l’aggiunta di un’assordante colonna sonora, che ha da proporre per ogni sequenza una canzone.
Ad annacquare nel vino ci sono anche i bravissimi attori, da Albert Finney, che compare in molti flash-back come il vecchio saggio che tenta di riportare sulla retta via lo scellerato “Maximilione”, a le bravissime interpreti femminili. L’unica consolazione visuale sta nelle straordinarie scenografie dei filari di viti e castelli, mentre la mente e i ricordi dei cinefili son trasportati ai ricordi di Io ballo da sola e del più riuscito Il profumo del mosto selvatico.
Poi non si può fare a meno di chiedersi: dov’è il Ridley Scott di I duellanti e di altri suoi film memorabili? Quelle si che erano ottime annate.
Giancarlo Visitilli

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