Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
E' un film molto acerbo, secondo me poco riuscito, che però mostra in nuce le future caratteristiche di un vero regista, e i temi che sarebbero sempre stati presenti nei suoi film: le conversazioni complicate, le frasi lasciate a metà, il telefono, il dolore e il rifiuto del divorzio, la politica (di sinistra ma fuori dagli schemi), i dolci, la presa in giro degli intellettuali boriosi, il gruppo di amici. Mancano solo il ballo e il personaggio della sorella, che spesso troveremo nei film successivi.
Qui è come se Moretti volesse esprimere tante cose, ma scegliesse i mezzi espressivi sbagliati o non fosse in grado di padroneggiarli. Se a questo aggiungiamo il linguaggio ermetico, allusivo, e sperimentale, allora si capisce perchè a volte non si coglie il senso di un episodio o di un discorso. In certi casi non si riesce a arguire il ragionamento che ha fatto lui per girare quella scena o quella sequenza in quel modo, e il messaggio che volesse dare. Che senso hanno, ad esempio, le assurde esercitazioni ginniche della "compagnia teatrale"?
Inoltre, se da una parte il film prende in giro il teatro ermetico e sperimentale, dove abbondano le costruzioni intellettuali e i ragionamenti autoreferenziali regista, dall'altra fa un po' la stessa cosa con il cinema stesso. Sembra quasi un tentativo fallito di smarcarsi da certe leggi non scritte sul ruolo dell'arte della sinistra postsessantottina.
Secondo me è un film da vedere per capire com'è nato un regista che più in là avrebbe girato anche grandi film, ma non per il piacere in sé di guardare un bel film. Ci vuole un po' di pazienza, è arduo ed ermetico. C'è chi esordisce con un capolavoro e poi declina, e chi invece inizia con tentativi maldestri e diventa via via un grande regista.
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