Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
L'autarchia dichiarata nel titolo non è solo autosufficienza produttiva ma è soprattutto la prima dichiarazione dell'isolamento culturale del regista. Moretti in questo film fà tutto da solo anche il sesso evidentemente, quello che fà veramente è cominciare l'attacco frontale verso il cinema che non gli piace avendo sin da subito ben chiaro il concetto che il cinema può e deve essere una cosa seria. Moretti attacca il conformismo alto o basso che sia, rifiuta ogni discorso intellettualistico e serioso per dire chiaramente che anche fare teatro d'avanguardia nell'Italia degli anni settanta può essere conformistico, non per i pochi che ne faranno una scelta artistica coerente, ma per quelli per cui sarà solo la moda del momento da abbandonare per un altra moda successivamente conformistica. Gli anni settanta sono gli anni della libertà artistica ma anche della sofferenza per le troppe poche persone che a suo parere fanno veramente i registi
( Bellocchio, Bertolucci, i Taviani, Fellini e Antonioni ) mentre gli altri fanno un altro lavoro ben pagato ma che non è cinema. Il nostro vuole essere serio e intelligente senza essere pedante, vuole che il messaggio arrivi a chi deve arrivare, crede veramente di poter migliorare il mondo con il suo cinema. Il percorso dell'ultimo regista importante per anagrafe del nostro paese è cominciato mettendo subito in chiaro quelli che saranno gli amici e i nemici, i problemi ideologici da affrontare e i problemi personali da superare. L'autarchia diventerà autoproduzione, il privato e il politico resteranno intrecciati (quasi) sempre e ogni suo film diventerà un evento cinematografico.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta