Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
"Giorni e notti nella foresta" è uno dei film più acclamati di Ray, ma naturalmente in Italia non l'avrà visto quasi nessuno nonostante che sia stato mandato on onda da Ghezzi anni fa e ce ne sia anche una copia sottotitolata su YouTube. Nel raccontare un viaggio nella foresta che si trasformerà in un'esperienza di formazione umana per quattro giovani borghesi di Calcutta, mettendo allo scoperto tensioni razziali e pregiudizi verso i nativi, il maestro indiano sembra particolarmente attento alla psicologia dei personaggi e non solo alla veste figurativa in un bianco e nero che a molti ha ricordato il modello di "Une partie de campagne" di Jean Renoir. Straordinaria a questo proposito la scena del picnic nei boschi con il gioco della memoria fra i quattro protagonisti e alcune donne, dove Ray si dimostra davvero un virtuoso nella creazione di un'atmosfera definita anche chekhoviana dalla critica, con dialoghi di notevole efficacia e delicatezza. Pur giocato su toni leggeri in molte scene, il film acquista all'improvviso un rilievo drammatico tutt'altro che indifferente, soprattutto nella parte finale. È un'altra analisi della società indiana contemporanea al regista e delle sue numerose contraddizioni, con uno stile più lirico rispetto ai primi film e a tratti perfino aspro e sgraziato. Nel cast si rivede il suo attore feticcio Soumitra Chatterjee e Sharmila Tagore che anche qui interpreta una donna di nome Aparna, come già in "Il mondo di Apu". Opera sensibile e raffinata di un grande regista, merita una maggiore fama, anche per dimostrare che Ray non è stato solo il regista della trilogia di Apu.
Voto 9/10
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