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Io sono la legge

Regia di Michael Winner vedi scheda film

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La recensione su Io sono la legge

di fixer
8 stelle

Michael Winner, malgrado abbia fornito prove decorose nel corso della sua carriera, è inviso a gran parte della critica per essere stato il regista dei tre film su IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE. Tuttavia, come spesso succede, le etichette di tipo ideologico spesso non rendono il giusto merito agli autori o agli artisti. E' il caso de "IO SONO LA LEGGE" (LAWMAN) del 1970, un film che è passato per i nostri schermi senza lasciare il segno. Rivedendolo ora, sopiti i fuochi della contestazione dura degli anni settanta, si impongono alcune riflessioni che, a mio avviso, inducono a considerare questo western al di sopra della media. Come si sa, ogni buon western si basa sulla contrapposizione fra buono e cattivo e sulla visibilità immediata (nel modo di vestire, di parlare, di agire) di chi è il giusto e chi non lo è. Ora, in questo film, non c'è un "cattivo". Tutto nasce da un omicidio involontario occorso tempo prima da alcuni mandriani, i quali, ubriachi spararono all'impazzata colpendo, senza volerlo, un passante. Li comanda un certo Bronson (interpretato da Lee J.Cobb), il quale dimostra senso di giustizia (rimanda da un suo vicino alcuni vitelli non suoi finiti nelle sue mandrie) e osservanza delle regole. Egli è stato un tempo un pioniere ed ha usato la violenza per imporsi, ma ora, finita quell'epoca, ha instaurato un sistema di potere personale, simulacro di giustizia, nominando uno sceriffo, creando una rete di interessi e di relazioni che, da un lato, permettono al paese in cui si è stabilito di vivere e properare, ma dall'altro, esercitando un controllo capillare su ogni attività commerciale, finanziaria e politica.  Oggi tutto questo si chiama dittatura, nel Far West questo era regola e nessuno percepiva come sbagliata l'influenza pesante che un ricco mandriano aveva sul paese. C'era una parvenza di regole, c'era uno sceriffo, c'era un giudice, la gente viveva, lavorava e prosperava. Si accettava la pressione del magnate se questa non era legata all'arbitrio e al sopruso. L'abuso di potere era tollerato se questo non diventava appunto un sopruso. Ma questa è storia americana, non sono fantasie, ricordiamocelo. Bronson, quindi, non è un "cattivo". Contro di lui si pone Maddox, uno sceriffo che proviene dal paese in cui è avvenuta la disgrazia. Egli è intenzionato a far rispettare la legge fino all'estremo e ritiene tutti coloro che parteciparono a quella notte brava degli assassini.  Chi è il giusto? Lo sceriffo che intende assicurare alla giustizia e probabilmente impiccare dei mandriani ubriachi che hanno ucciso senza intenzione o Bronson, che cerca di invitare Maddox alla prudenza, proponendogli un incontro per sanare il contrasto? Maddox, superbamente interpretato da Burt Lancaster, è un uomo di legge ma anche un "gunfighter" straordinario. Tuttavia, non è un uomo sanguinario. Egli cerca di esercitare alla lettera il suo ruolo, applica il regolamento senza interpretazioni, cavilli, incertezze. Questa sua risolutezza gli aliena le simpatie e gli procura dei guai. Ma, al tempo stesso, non uccide gratuitamente. I duelli sono sempre leali. Quasi sempre. Nel duello finale, i nostri punti di riferimento vengono spazzati via. Maddox, con nostra sorpresa, decide che il suo compito è terminato: ha causato diverse morti e ritiene che si sia fatta giustizia. Mentre sta per lasciare il paese però, Bronson e due suoi uomini gli si fanno incontro per regolare definitivamente la questione. Vedendo Maddox che sta per lasciare il paese restano sorpresi e non sanno più che fare. La strage riprende quando un vigliacco cerca di sparare alle spalle a  Maddox. Viene ucciso, ma questo scatena la furia dello sceriffo, il quale uccide il figlio di Bronson. Un altro compare lascia il luogo della sparatoria e scappa, disarmato. Maddox lo segue con lo sguardo e poi lo uccide freddamente. Non c'era motivo alcuno per farlo. Era ormai un uomo innocuo. Perchè questo atto gratuito? Uno dei punti più controversi del film è proprio questo: l'improvvisa piroetta morale che Maddox compie rispetto all'atteggiamento responsabile mostrato durante tutto il film. Allora il cattivo chi è? E ci deve essere per forza un cattivo? L'arbitrio dei tutori della legge non è forse peggiore di quello dei "padroni" del paese ma che alla fin fine dimostrano misura e accortezza, di quelli che "hanno fatto il West" ma ora, dismessi i panni dell'arroganza e della violenza, accettano di sottostare alle regole? In fondo, nel paese, tutto era tranquillo, tutti avevano un lavoro e accettavano senza discutere la "leadership" del potente di turno, perchè costui aveva dato lavoro, aveva portato prosperità. Tutto salta per aria quando arriva la "vera legge". Salvo poi, renderci conto che questa "vera legge" è spesso basata sull'arbitrio. Un film quindi ricco di spunti di riflessione e arricchito da dialoghi notevoli (Gerald Wilson): un'opera che merita attenzione e rispetto.

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