Regia di Tiziano Longo vedi scheda film
L'ultima pellicola diretta da Tiziano Longo, oscuro mestierante che visse la sua breve, ma intensa parabola come regista a cavallo degli anni Settanta, è questa Onore e guapparia, forse la sua più interessante in assoluto. Certo non dal punto di vista cinematografico, ma non mancano i risvolti degni di curiosità: tanto per cominciare si tratta del primo film che mette in scena il melodramma alla partenopea in ambito camorrista e con personaggio centrale un divo canoro locale: sostanzialmente, un antesignano della fortunata serie che avrà per protagonista Mario Merola dall'anno seguente (Napoli serenata calibro 9, regia di Alfonso Brescia), arrivando fino alla metà degli Ottanta. Qui il ruolo del boss canterino è affidato a Pino Mauro, esordiente non disprezzabile nel contesto - il budget è molto ridotto e il cast, assortito alla meglio, ne risente sul piano recitativo - che viene affiancato da una selva di volti anonimi fra i quali spuntano altre due giovani debuttanti che avranno nel futuro prossimo un discreto successo televisivo: Patrizia Pellegrino e Gabriella Di Luzio (nella serie I ragazzi della terza C). Il problema centrale del film è comunque facilmente intuibile: è difficile giustificare una trama che dipinge un boss camorrista come un brav'uomo che si permette di lucrare sul contrabbando di sigarette poichè, nella sua visione del mondo, rubare allo Stato italiano è giusto; d'altronde qualcuno una quindicina di anni dopo penserà bene di fondare un partito su questi stessi presupposti, ottenendo pure un notevole successo, e non sorprende affatto constatare che quel tizio era in odore di mafia (Mangano, quell'eroe) già negli anni in cui veniva girata quest'opera. L'intero lavoro si riassume nella frase che il boss (paladino della brava gente) rivolge al commissario di polizia (un cancro con cui la brava gente deve convivere): tu rappresenti la legge e la fai rispettare, io rappresento la Giustizia e la gente chiede che io la faccia rispettare. Inutile aggiungere altro. Sceneggiatura del regista e di Piero Regnoli. 1,5/10.
Un camorrista, principe del contrabbando di sigarette, rifiuta di entrare in società con un 'collega' narcotrafficante. Da qui si inasprisce la rivalità fra i due, fino al tragico epilogo inevitabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta