Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Due collezionisti malamente assortiti: François è un mercante d'arte per il quale tutto ha un prezzo (anche l'anima, le lacrime, la simpatia, l'amicizia); Bruno è un tassista enciclopedico e socievole fino alla logorrea che colleziona figurine Panini dal 1958 al 1978. Il caso intreccia le loro strade una volta di troppo e il secondo si lascia convincere dal primo a dargli lezioni di simpatia. Per François è una questione di vita o di morte: se entro 10 giorni non presenterà ai suoi soci e colleghi il suo migliore amico perderà il prezioso vaso antico che raffigura la storia di Ettore e Patroclo, conquistato a caro prezzo a un'asta. Comincia con un funerale e finisce con una cena di compleanno la nuova commedia amarognola di Patrice Leconte, appunto Il mio migliore amico, squarcio di solitudini e cinismi contemporanei condotto da Leconte con soave cattiveria. Cattivo fin dalle premesse: far interpretare a un attore "amichevole" e comunicativo come Daniel Auteuil la parte di un inconsapevole, innato bastardo dei nostri giorni e, soprattutto, porci due domande inquietanti come «Chi è il tuo migliore amico?» e «C'è qualcuno a cui puoi telefonare alle due del mattino?». Dialoghi intelligenti, interpreti giusti, quell'aria dei luoghi, dei tempi e delle categorie sociali tanto difficile da rintracciare in un film italiano di oggi, per una commedia più acida di quel che sembra.
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