Regia di Luigi Scattini vedi scheda film
Sconcertante pseudo-documentario, voluto da chi e perché non si capisce. Raggiunge punte di delirio nelle parole della voce narrante (Enrico Maria Salerno!). Il problema è che, anche volendo, non si riesce nemmeno a ridere, guardandolo, o prenderlo alla leggera. La Svezia in quegli anni era considerata la neo-culla della modernità e delle libertà (sessuali, in particolare) e un’avanguardia in campo civile, politico, legislativo e sociale. Il film nasce dalla strana esigenza di dire “ora ve la mostriamo noi l’altra faccia della medaglia!”, ma i ributtanti risultati vanno ben al di là delle già ben poco lodevoli intezioni e non si fa certo un degno servizio al pubblico nel mostrare il paese vichingo come il centro del degrado sociale e giovanile. In questa prospettiva la Svezia, oggi, dovrebbe ormai essere al collasso completo, e già da un 10-15 anni. Non mi risulta. Reazionario, per quanto detto sopra, ma non basta, perché gli aggettivi si sprecano: xenofobo, sessuofobo, sprezzante, spregiativo, spocchioso, ultramoralista, bacchettone. Uno squallore che lo classifica come uno tra i peggiori mondo movies (razzismo compreso), se mai lo si possa far rientrare in questa categoria. Nella sua morbosa ipocrisia, intanto, qualche bikini o procace seno ci scappa, ma la sola volgarità del film è quella intellettuale, sia chiaro, non quella legata a curve e nudità. Se si vuole è lo specchio dei suoi tempi, di una società, soprattutto quella italiana, fortemente incentrata sui valori cristiani e della famgilia, per nulla pronta e preparata al cambiamento. Uugualmente, fa accapponare la pelle. In tal senso, se inteso come puro documento storico, e non per altri motivi, mi sento quasi di consigliarne la visione. Opportunamente FilmTV si astiene persino dal dargli un voto.
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