Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
la freschezza di un film di 43 anni fa tratto da una piece teatrale e che il maestro si è ben premurato che si notasse, è solo dei grandi. di solito sono più attratto dal processo creativo attoriale, ma qui la tecnica fluida della camera e dell'occhio di de oliveira è semplicemente impressionante. il set all'interno della villa sembra una quinta teatrale, dove tutto ruota come piece e autore desiderano, vogliono e ottengono. c'è una scena che prediligo in particolare e che ovviamente mi ha colpito, ed è il dialogo tra mauricio(antonio machado) e noemia(manuela de freitas), dopo che mauricio e angelica(barbara vieira)si sono bellamente lasciati. come se lui dovesse dimostrare ad angelica e a se stesso di essere ancora il galletto della combriccola male in arnese perennemente ospiti della casa di vanda(maria de saisset), ci prova spudoramente e maldestramente con noemia che se ne accorge e decide di trastullarsi col gigolo ferito di striscio ma provato fino a quando non lo termina non senza una buona dose di soddisfazione. i dialoghi di vicente sanches anche autore della piece, sono mirati e sagaci, pungenti divertenti e divertiti e sono studiati per far risaltare la stoltezza, la furbezza e l'inutilità di quei sei borghesotti che sembrano non aver altro da fare che sostare a casa della padrona di casa e disquisire sulle sue abitudini amatorie. il passato non pregiudica il futuro, dice mauricio ad una ritrovata angelica mentre amoreggiano sul bovindo della casa di vanda, mesi dopo al capezzale del marito(pedro pinheiro) in seconde nozze di vanda in fin di vita. ma il presente?... che fine fa?... cosa ne resta?... lo viviamo incessantemente come se non esistesse giusto per trastullarci in un futuro in perenne attesa di miglioramento e un passato su cui piangere o immalinconirci. dicevo della scena che prediligo, de oliveira decide di attaccarsi frontalmente al personaggio di noemia e in perfetta e studiata sincronia viso e movenze dell'attrice si muovono in sincrono con la telecamera specularmente fino a quando noemia, una volta liberatasi di quel cincischiante di mauricio, sale su per le scale fino al capezzale di firmino e abbraccia il suo fernando(jose martinho) sorridendo alla telecamera con la telecamera. il gioco è riuscito e manoel non aveva dubbi. lo spettatore è soddisfatto. del resto di amore si sta parlando e di come questo si riesca o si debba trovarlo. il matrimonio pare proprio essere una variante ingombrante quanto inutile e necessaria allo stesso tempo. l'adulterio tra angelica e mauricio a discapito di honorio(joao benard da costa)che alterna sei mesi di felicità a sei mesi di lontanza. l'amore ideale tra noemia e fernando perfezionato nella convivenza dopo aver divorziato. il ruolo di scapolo farfallone impenitente di mauricio sempre alla ricerca delle mogli altrui e l'amore di vanda per ciò che potrebbe avere ma non per ciò che ha. il tempo non ha più senso in quella casa poichè tutto sembra ripetersi coattamente come in un nastro di moebius, mentre le convenzioni sociali accettano più di buon grado un buon matrimonio riuscito nel suo fallimento, in cui però trionfa l'amore e la famiglia, piuttosto che in un matrimonio mai terminato denso di odio e risentimento.... dall'alto dio sembra dirci che in chiesa per due sposi così, che non riescono a fingere nemmeno per la facciata, non c'è posto. ma siamo proprio sicuri che anche dio non abbia problemi di vista?.... ottimo il leit motiv di felix mendelsshon che accompagna e contrappunta tutte le quasi due ore di film. un film cattivello e perfido scritto in punta di penna. e che soddisfazione per chi guarda!
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