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Sono stati loro

Regia di Guido Chiesa vedi scheda film

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La recensione su Sono stati loro

di mm40
6 stelle

Nel febbraio 2001 una donna e suo figlio di 12 anni vengono assassinati in casa loro, a Novi Ligure. L'unica sopravvissuta alla tragedia, la figlia maggiore Erika, incolpa dei ladri di generica origine slava. Nelle successive 48 ore l'Italia vivrà una terribile escalation di psicosi collettiva xenofoba, salvo esplodere il tutto in una bolla di sapone alla confessione dei veri autori del massacro.

 

A quasi due decenni di distanza dai macabri fatti di Novi Ligure - paese ormai condannato a essere ricordato principalmente per essi - sorprende la vivida impressione che generano gli argomenti del dibattito scaturito dal duplice delitto del 21 febbraio 2001; sembra quasi di percepire un'involuzione dell'opinione pubblica italiana in una spirale di rabbia, disperazione, ignoranza e xenofobia che seguono ritmi dettati da media voraci e incauti e cavalcano l'ondata popolare del momento. A quel tempo gli immigrati per eccellenza erano gli slavi e i delitti per eccellenza erano quelli relativi alle rapine in villa: due più due per la televisione fa sempre quattro e così milioni di spettatori vennero loro malgrado coinvolti in questa folle escalation di psicosi razzista. 48 ore più tardi, dopo gli special di Vespa, Cucuzza e compagnia bella (ma non bellissima), la lancinante verità veniva a galla nel modo più ineccepibile, ovvero con la confessione dei veri colpevoli. Davvero intrigante, originale e di forte impatto l'idea di questo lavoro, scritto da Guido Chiesa e Piersandro Pallavicini partendo da un soggetto di Valerio Binasco; un'idea strepitosa forse non del tutto appagata dalla scelta di alternare il materiale documentaristico su Novi Ligure, utile a contestualizzare la narrazione in voce off, e quello d'archivio relativo alle trasmissioni tv di quei giorni intensi, con una ricostruzione minimale (essenzialmente basata su dialoghi) in forma di fiction dei fatti. Ma il succo del discorso è chiaro, è efficace e, come rilevato in apertura, è attualissimo anche a distanza di anni; anzi aiuta a meglio comprendere anche gli sviluppi sociali successivi. Chiesa ha sempre alternato titoli a soggetti ad altri documentaristici, nel segno costante di un cinema civile, nella più nobile accezione di tale aggettivo. 6,5/10.

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