Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
D'accordo tutto. D'accordo l'urgenza di parlare di guerra; la trasfigurazione del presente nel passato (tanto la Storia si ripete, e non è cambiato niente, e siamo sempre tutti uguali: cose altamente inquietanti); la necessità di smitizzare la tradizione e i racconti -orali e scritti- che la riguardano; gli ideali romantici di de-eroicizzazione di un sistema civile e sociale per buona parte fondato sull'immaginazione di realtà, e sulla promozione egemone che se ne fa. Va bene tutto. Ma non va bene che Le rose del deserto sia un film tecnicamente impresentabile, con un doppiaggio dilettantesco della pista sonora (non si capisce niente dei dialoghi) e con una regia che sembra non sapere bene dove mettere la mdp, e allora la lascia lì dove capita in attesa che la scena finisca. Non va bene che la macchietta e il grottesco, segni principe monicelliani, servano da cartolina turistica, e indichino in fondo un vecchiume semantico (per non dire ontologico) che oggi mette più tristezza che altro. Non va bene che Monicelli, che ha fatto almeno 3 o 4 capolavori in vita sua, voglia continuare a fare cinema: dovrebbe abbandonare, il ricordo ne guadagnerebbe. Per il bene che gli vogli(am)o.
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