Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Per una volta Herzog si sbilancia: nel suo cinema dei folli e degli emarginati, la figura di Timothy Treadwell è senz'altro una di quelle più chiaramente 'negative', contaminata da un neo-fricchettonismo (spiritualismo, animalismo, antiumanesimo, lo si chiami come meglio si crede), ma pur sempre fuori dai canoni sociali per sua stessa fermissima scelta. E quindi la conclusione, se Treadwell avesse ragione o torto, è poco più che una formalità doverosa: è palese infatti che il personaggio - così simile peraltro a quello messo in scena da Sean Penn nel 2007 con Into the wild - è un esempio da non seguire, se non semplicemente da stigmatizzare; alcolizzato a un passo dal ricovero (per sua stessa ammissione), con precedenti significative esperienze di droga e crisi di personalità non indifferenti (a nessuna, fra tutte le persone che lo conoscevano e che testimoniano in questo film, ha raccontato le stesse cose di sè che ha raccontato a un'altra), Treadwell rappresenta sì un'icona herzoghiana - l'uomo contro la civiltà umana, l'individuo contro la massa -, ma è anche uno squilibrato per motivi tutt'altro che fortuiti. C'è poi una sostanziosa particolarità in questo Grizzly man, che lo differenzia dagli altri lavori del regista su simili tematiche: l'accanimento quasi televisivo (morboso, gratuito) sul tema della morte, che in certi momenti arriva a diventare francamente imbarazzante (perchè fare vedere l'amica di Timothy che piange nel ricevere l'orologio del ragazzo? perchè far parlare il coroner che ha ricomposto i resti del protagonista, con dovizia di dettagli, su quanto fosse macabro il contenuto della cassa da morto a lui pervenuta?). Tutto il resto del lavoro è comunque in perfetto stile-Herzog: natura e libertà che si fondono insieme nel nome di una rinata conquista della propria indipendenza dalla civiltà, di una individualità ritrovata rinnegando la violenza e la brutalità della società degli uomini. Ma vedere un ragazzo che tenta di abbracciare un aggressivo grizzly, che ferma una volpe selvatica in un prato per dirle 'io ti amo' o che inquadra con la sua telecamera un grosso, comunissimo calabrone esclamando stupefatto 'io adoro i bombi', bè, non è sicuramente il modo migliore per simpatizzare con lui o per aiutarci a nutrirne particolare stima. 5,5/10.
Timothy Treadwell, amante degli orsi, ha passato 13 anni vivendo quasi ininterrottamente a contatto con loro. Nel 2003 uno di essi lo ha sbranato vivo. Herzog ripercorre la sua vita anche grazie alle immagini girate da Treadwell stesso.
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